Ondata di dimissioni: in cinquecentomila lasciano il lavoro nel secondo trimestre 2021

Secondo i dati appena diffusi dal Ministero del lavoro, nell’ultimo trimestre di quest’anno si è verificato un fenomeno allarmante. Si tratta di una vera e propria ondata di dimissioni volontarie da parte di circa cinquecentomila lavoratori.

Questa circostanza, nel nostro Paese, va di pari passo con i preoccupanti dati resi noti dall’Istat, secondo i quali ad agosto scorso c’erano mezzo milione di occupati in meno rispetto al 2020. Cosa sta succedendo? Sono i primi segnali di un mercato del lavoro in fase di cambiamento?

O, semplicemente, un effetto Covid-19 anche sulla nostra economia già martoriata dalla crisi? Secondo un’analisi condotta da Francesco Armillei, ricercatore della London School of Economics di Tortuga: “Il Covid-19 ha funzionato come un grilletto,” facendo letteralmente esplodere un fenomeno di cui già c’erano de segnali.

Ondata di dimissioni anche in Italia: cosa succede?

Tra aprile e giugno, infatti, ci sono state 484mila dimissioni  su un totale di 2,5 milioni di contratti cessati. Di queste, 292mila da parte di uomini e 191mila da parte di donne. Una vera e propria ondata di dimissioni, se si confrontano i dati con quelli dello scorso anno.

L’incremento nel numero di dimissioni, rispetto al trimestre precedente, è del 37%. La crescita è addirittura dell’85%, se si paragona, appunto, con il secondo trimestre del 2020. Ma anche un confronto con il 2019 risulta impietoso, poiché il numero di dimissioni risulta più alto del 10%, evidenziando l’accaduto come un fenomeno interessante da analizzare.

ondata di dimissioni
Ondata di dimissioni in Italia: perchè? – Sistema Generale

“Negli Stati Uniti hanno già coniato un nuovo termine: la chiamano Great Resignation,” ha spiegato Francesco Armillei su lavoce.info. Con questo termine si descrive la situazione di molti lavoratori del settore terziario già talmente oberati di lavoro nel 2019, da arrivare alle dimissioni volontarie nell’arco del 2020, complice l’emergenza pandemica.

A quanto pare, il fenomeno potrebbe essersi spostato, recentemente, anche nel nostro Paese. Tutti questi lavoratori non avrebbero trovato altra soluzione alle loro difficili condizioni di lavoro, se non le dimissioni volontarie. In molti, tuttavia, non vedrebbero in questa ondata di dimissioni un fenomeno preoccupante.

Effetto Covid-19 o Great Resignation?

Bensì, una tendenza sintomo di grandi stravolgimenti positivi del mercato del lavoro a livello globale, anche in Italia. E, dunque, un fattore di miglioramento endemico dell’economia, se alle dimissioni consegue un adeguato ricollocamento delle risorse.

E’ presto per dire se ciò stia realmente accadendo in Italia, Paese in cui, storicamente, il mercato del lavoro è poco flessibile in quanto a possibilità di ricollocamento adeguato dei lavoratori. Sembra ancora difficile capire se può trattarsi di un fenomeno del momento o permanente.

ondata di dimissioni
Il fenomeno – Sistema Geneale

“Se l’aumento si dimostrasse soltanto temporaneo potrebbe essere interpretato come il frutto di un mercato del lavoro “congelato” per molti mesi,” ha spiegato Armillei, “sia per motivi di andamento del ciclo economico sia per le politiche pubbliche adottate per fronteggiare la crisi – come la cassa integrazione Covid- , e che affronta una fase di riassestamento nel momento in cui comincia lo “scongelamento”. Potrebbe trattarsi di dimissioni programmate, ma rimandate durante la pandemia”.

“Potrebbe trattarsi di dimissioni forzate dai datori di lavoro di fronte a una contrazione dell’attività economica e di politiche quali il blocco dei licenziamenti. Oppure potrebbero essere le dimissioni di chi ha avuto una sorta di “epifania” durante la crisi riguardo la propria carriera e ora si dimette per cercare un lavoro più adatto, più rispondente alle nuove esigenze”.

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Se, invece, questo fenomeno di dimissioni di massa fosse solo temporaneo, sarà interessante analizzare chi sono i lavoratori che hanno fatto questa scelta, soprattutto in Italia. E, in particolare, con quali conseguenze. In che modo questi lavoratori si ricollocheranno sul mercato del lavoro? La loro scelta è stata davvero “volontaria” o si è trattato di una decisione obbligata da condizioni di lavoro troppo difficili? Per scoprire cosa accadrà in futuro non ci resta che attendere.

Alessandra Rinaldi

Nuove priorità per i lavoratori: benessere al primo posto

Il Randstad workmonitor global report, diffuso poche settimane fa, ha parlato chiaro. Dopo un’indagine condotta in quindici Paesi, è risultato evidente che i giovani lavoratori hanno nuove priorità nella scelta di un luogo di lavoro.

Complice la tecnologia e lo scoppio della Pandemia, molti lavoratori si sono resi conto di avere nuove priorità nella scelta di un posto di lavoro. Non più solo stipendi alti e prestigio sociale. Ma, prima di tutto, il benessere.

Nuove priorità post Pandemia per i lavoratori

In particolare, a guidare le scelte dei più giovani, è il cosiddetto work-life balance. In poche parole, il giusto equilibrio tra vita privata e tempo trascorso sul posto di lavoro. Ma anche un luogo di lavoro sano. Per questo, per i lavoratori è sempre più importante privilegiare un’atmosfera serena nel luogo di lavoro e, solo in un secondo momento, benefit e retribuzione.

Secondo il Randstad workmonitor global report condotto in quindici Paesi, gli aspetti più ricercati da un giovane lavoratore all’interno di un’azienda sono:

  • equilibrio vita-lavoro
  • ambiente piacevole
  • retribuzione adeguata.
nuove priorità
Nuove priorità per i lavoratori – Sistema Generale

Quest’ultimo aspetto rimane sempre importante nella scelta di un luogo di lavoro da parte di un lavoratore appena entrato a far parte del mercato del lavoro. Tuttavia, secondo questo studio recentemente reso noto, la Pandemia ha contribuito a modificare le esigenze dei lavoratori che hanno nuove priorità maggiormente legate al benessere fisico e psicologico sul luogo di lavoro e non solo ai benefit economici.

Il benessere è più importante dello stipendio?

“I dati di questo report dicono che il futuro ci riserva un mondo del lavoro completamente smart e libero da rigidi orari e goal-focused, ma soprattutto con una concezione del tempo in ufficio completamente nuova – ha commentato Betty Pagnin, People & Culture Director ed Equity Partner di OneDay Group.

“Le aziende dovranno fare i giusti investimenti per reinventare il design degli uffici, trasformarli in luoghi di aggregazione più che di lavoro, questo per andare incontro al nuovo work-life balance post Pandemia. OneDay Group racchiude tutte le caratteristiche che il report indica come fondamentali. Alcuni esempi? Il work-life balance è protagonista in OneDay: ognuno ha la libertà di lavorare quando e dove vuole ed è impossibile fare tardi perché il cartellino non esiste”.

nuove priorità
Il benessere sul luogo di lavoro – Sistema Generale

“Nonostante ciò,” ha evidenziato Betty Pagnin, “si incentiva l’incontro, perché spesso il lavorare insieme migliora la velocità e la qualità d’esecuzione: il team è pur sempre una community. E visto che si promuove l’incontro, aggiungiamo anche l’ambiente piacevole. La sede di Milano è un mega building con meeting room a tema (Risiko o Super Mario per citarne un paio), una piscina di palline e i pouf per rilassarsi lavorare comodamente”.

Leggi anche -> Obiettivo raggiunto nel riciclo della carta: Italia supera UE

“Poi però bisogna anche supportare la crescita dei propri lavoratori e c’è un sistema di welfare che lo fa ogni giorno: decine di convenzioni, bonus bebè e matrimonio e Academy interne per rimanere al passo con i tempi”.

Alessandra Rinaldi

Obiettivo raggiunto nel riciclo della carta: Italia supera UE

Nel nostro Paese un importante obiettivo per la salvaguardia dell’ambiente è stato appena raggiunto, decisamente in anticipo rispetto agli impegni presi con l’Unione Europea. Stiamo parlando del riciclo della carta.

obiettivo raggiunto
Riciclo carta – Sistema Generale

Lo scorso anno, infatti, il tasso di riciclo degli imballaggi di carta e cartone in Italia ha superato, con ben quindici anni di anticipo, l’obiettivo europeo dell’85%, fissato per il 2035, arrivando all’87,3%.

Obiettivo raggiunto in anticipo per l’Italia nel riciclo della carta

L’Unione Nazionale delle Imprese di recupero e riciclo maceri (Unirima) ha reso pubblica questa notizia, presentando il Rapporto 2021, realizzato con Althesys.

Nonostante il contesto globale abbia risentito della crisi pandemica, ha spiegato Unirima, i seicento impianti di riciclo distribuiti in Italia hanno prodotto 6,8 milioni di tonnellate di carta da macero. Ciò ha permesso di  aumentare del 3,2% la produzione di materia prima rispetto all’anno precedente, rispondendo in modo più che soddisfacente al fabbisogno di mercato.

obiettivo raggiunto
Raccolta differenziata – Sistema Generale

Scendendo più nel dettaglio, la raccolta di carta e cartone in Italia ha interessato circa sette milioni di tonnellate di materiale. Di queste, 4,96 milioni di tonnellate sono state riutilizzate nel mercato interno, mentre le rimanenti 1,81 milioni di tonnellate sono state esportate all’estero.

Ciò, probabilmente, grazie anche alla serietà con cui i cittadini stanno svolgendo la raccolta differenziata domestica, oltre allo smaltimento di tipo industriale. Senza contare l’importanza attribuibile sul mercato del lavoro a questo settore in crescita, indotto incluso. E’ proprio grazie alla collaborazione di tutti che l’obiettivo stabilito dall’Unione Europea è stato raggiunto con grande anticipo nel nostro Paese.

I cambiamenti del PNRR

Insomma, a partire dal riciclo della carta, gli Italiani hanno sempre più a cuore le problematiche ambientali e di sostenibilità, attuando comportamenti concreti di vita quotidiana per migliorare la situazione.

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In questo cambiamento di rotta avrà un ruolo anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Infatti, Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano, finanziato dall’Unione europea, prevede complessivamente 58,47 miliardi di euro per l’attuazione di iniziative nell’ambito della Rivoluzione verde e la transizione ecologica. Di questi, circa 1,5 miliardi saranno destinati alla realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e all’ammodernamento di quelli già esistenti. Un aiuto consistente per un progetto sempre più ambizioso.

Alessandra Rinaldi

Competencia digital Vs Curriculum Vitae: el futuro del empleo

Incluso si la crisis provocada por la pandemia que aún está en curso parece estar frenando el empleo, se esperan un millón más de puestos de trabajo en Italia para 2026. Es mejor, por lo tanto, estar preparados y comprender qué es lo que realmente lo hace hoy más competitivo en el mercado de trabaja.
Francesca Devescovi, CEO de DigitAlly, empresa creada dentro de Microsoft para acelerar el ingreso de los jóvenes al mundo laboral, pudo brindar una imagen bastante clara de la situación actual, capacitando a los nuevos reclutas en el uso de herramientas digitales.
competenza digitale - sistema generale
“La tendencia es bastante evidente: cada vez se piden más especialistas en análisis de datos digitales, marketing digital, gestión de proyectos y comercio electrónico.  En el mundo digital, todo se puede medir, por lo que se requiere un enfoque basado en datos en todas partes.  Por eso me parece absurdo que las universidades italianas no enseñen a utilizar Excel o Google Analytics, que en cambio son la base de cualquier trabajo que se vaya a realizar ”.
Aquí, por tanto, es que un buen dominio de las herramientas digitales adquiridas, tanto a través de la formación escolar como a través de la experiencia en el campo, es fundamental para entrar en el mundo laboral actual, independientemente del puesto que ocupe.

La competencia digital “gana” al CV: la práctica gana a la teoría

“Para muchos gigantes corporativos, Google a la cabeza, el know-how gana sobre el plan de estudios”, explica Andrea Zanotti, presidente de Opificio Golinelli, un centro de Bolonia que combina la formación, especialmente en el campo digital, con el nacimiento de excelentes actividades empresariales.
Saber leer los datos a través de herramientas digitales y, por tanto, interpretarlos correctamente, parece ser, hoy en día, más importante que adquirir una titulación curricular meramente académica, pero sin una adecuada experiencia en el campo.
De ahí la necesidad de que el sistema escolar tenga más en cuenta esta necesidad del mundo del trabajo, formando a los jóvenes en esta dirección.  Un buen nivel de competencia digital es fundamental para entrar y permanecer con éxito en el mundo laboral actual, coinciden todos los expertos al respecto.
Además del estudio teórico, se necesita cada vez más experiencia práctica y propensión al análisis de datos y al uso de herramientas digitales para obtener mejores resultados tanto en el ingreso como en el desempeño laboral continuo.  Un buen plan de estudios escolar ya no es la única carta de triunfo que debe jugar para encontrar el trabajo de sus sueños.
Alessandra Rinaldi
Traduzione di Sara Trincali

Competenza digitale Vs Curriculum Vitae: il futuro dell’occupazione

Anche se la crisi dovuta dalla Pandemia ancora in corso sembra frenare l’occupazione, in Italia si prevedono un milione di posti di lavoro in più entro il 2026. Meglio, dunque, farsi trovare pronti e comprendere ciò che oggi rende davvero maggiormente competitivi sul mercato del lavoro.

A fare un quadro piuttosto chiaro della situazione attuale ci ha pensato Francesca Devescovi, Ceo di DigitAlly, impresa nata in seno a Microsoft per accelerare l’entrata dei giovani nel mondo del lavoro, formando le nuove leve all’uso di strumenti digitali.

competenza digitale - sistema generale
Competenza digitale Vs Curriculum Vitae: parlano gli esperti – Sistema Generale

«La tendenza è del tutto evidente: si chiedono sempre di più specialisti nell’analisi dei dati digitali, digital marketing, project management e e-commerce. Nel mondo digitale tutto è misurabile per cui ovunque è richiesto un approccio guidato dai dati. Per questo trovo assurdo che le università italiane non insegnino come si usano Excel o Google Analytics, che invece sono la base di qualsiasi lavoro che si andrà a fare».

Ecco, dunque, che una buona padronanza degli strumenti digitali acquisita, sia attraverso la formazione scolastica, sia attraverso l’esperienza sul campo, è fondamentale per entrare nel mondo del lavoro di oggi, a prescindere dalla posizione che si occupa.

Competenza digitale “batte” Cv: la pratica vince sulla teoria

«Per tanti colossi aziendali, Google in testa, il saper fare vince sul curriculum», spiega Andrea Zanotti, Presidente dell’Opificio Golinelli, centro bolognese che coniuga la formazione, soprattutto in ambito digitale, con la nascita di attività imprenditoriali d’eccellenza.

Saper leggere i dati attraverso strumenti digitali e, quindi, interpretarli correttamente, sembra essere, al giorno d’oggi, più importante dell’acquisizione dei titoli curriculari meramente scolastici, ma senza un’adeguata esperienza sul campo.

Da qui la necessità che anche il sistema scolastico prenda maggiormente in considerazione questa esigenza del mondo del lavoro, formando i giovani in questa direzione. Una competenza digitale di buon livello è fondamentale per entrare e rimanere con successo nel mondo del lavoro di oggi, gli esperti sono tutti d’accordo in tal senso.

Oltre allo studio teorico, occorre sempre più esperienza pratica e propensione all’analisi dei dati e all’utilizzo di strumenti digitali per ottenere risultati migliori sia nell’ingresso, sia nella performance lavorativa continuativa. Un buon curriculum scolastico non è più l’unica carta vincente da giocare per trovare il lavoro dei propri sogni.

Alessandra Rinaldi

La gestión de su correo electrónico revela qué jefe es usted: el estudio de Microsoft y los cambios debido a la pandemia

¿Qué importancia tiene la gestión del correo electrónico en la jornada laboral de un gerente? Muchos siempre se han preguntado sobre esto, pero la pandemia, que estalló el año pasado, indudablemente dio nuevos conocimientos sobre la importancia del trabajo ágil a través de la gestión de correos electrónicos.

Ya hace varios años, en 2016, un estudio de Microsoft sobre diferentes equipos de trabajo y sobre la satisfacción entre el trabajo de los empleados y las tareas de los gerentes responsables reveló cómo la mala gestión de los correos electrónicos por parte de los jefes podría ser una llamada de atención en caso de incumplimiento de los objetivos.

gestione e-mail
Come gestire le e-mail – Sistema Generale

Para confirmar esta tendencia, el psicólogo Adam Grant, profesor de la Wharton School, también lo pensó a través de su editorial en el New York Times en 2019. Grant argumentó que existe un vínculo entre la mala gestión del correo electrónico de un gerente y su fracaso profesional.

Estas reflexiones, hechas por Grant justo antes de la pandemia de Covid-19, son aún más importantes hoy en día, ya que mantener la distancia hace necesario el trabajo inteligente en casi todos los campos. El estudio de Microsoft, citado por Adam Grant, también confirma que los jefes más lentos en la gestión del correo electrónico son también los menos eficientes.

La gestión de correos electrónicos revela el potencial del gerente: qué hacer y qué no hacer.


Primero, ignorar todos los correos electrónicos no es apropiado ni cortés. “Tus prioridades deben incluir a los demás y sus prioridades”, explicó Adam Grant. De hecho, es importante administrar los correos electrónicos a diario, dedicando al menos una hora de su jornada laboral a responderlos. Esto, tanto si son respuestas “positivas” como si son respuestas “negativas”.

Según Grant y el estudio realizado sobre empleados de Microsoft, incluso dar un feedback negativo cuando alguien nos pide ayuda con un correo electrónico es muy importante para que el interlocutor entienda que, en cualquier caso, se ha hecho todo lo posible para dar respuesta a sus necesidades. Seguro que a todo el mundo le puede pasar que se olvide de responder algunos correos electrónicos, esto no significa ser un mal gestor.

Y, al fin y al cabo, incluso según Grant, es posible evitar responder a quienes nos piden que “patrocinemos” su trabajo o lo compartamos en las redes sociales, oa quienes piden presentaciones o “recomendaciones”.

En definitiva, incluso las respuestas a los e-mails de trabajo, más aún hoy con una pandemia aún en curso, requieren un verdadero “código” de comportamiento que puede ser espejo de eficiencia incluso en la gestión de un grupo de trabajo para un jefe.

Articolo di Alessandra Rinaldi

Traduzione di Sara Trincali

Burbujas ideológicas en las redes sociales: el estudio italiano sobre la polarización de los usuarios

Un reciente estudio italiano ha revelado cómo las llamadas “burbujas ideológicas” se encuentran mayoritariamente en redes sociales como Facebook y Twitter. Son las cámaras de eco o cajas de resonancia que tienden a polarizar a los usuarios de Facebook y Twitter, más que otras redes sociales.

Pero, ¿por qué las “burbujas ideológicas” están más presentes en estas dos Redes Sociales que en otras? Así lo reveló un estudio íntegramente italiano con implicaciones sociológicamente interesantes, especialmente en lo que respecta al análisis de las redes sociales como sistemas reales complejos.

bolle ideologiche sui social network
Bolle ideologiche sui Social Network: lo studio italiano

El estudio está coordinado por Walter Quattociocchi, del Departamento de Ciencias de la Computación de la Universidad Sapienza de Roma con la Fundación ISI – Instituto para el Intercambio Científico y las universidades de Brescia y Cà Foscari de Venecia. Los resultados se publican en la revista de la Academia Estadounidense de Ciencias, PNAS.

Burbujas ideológicas en las redes sociales: ¿dónde es mayor la polarización?

El análisis se realizó sobre más de cien millones de contenidos entre publicaciones, videos, comentarios y compartidos entre 2010 y 2018. El estudio se llevó a cabo en particular sobre temas sensibles que dividen a la opinión pública, como el aborto, las vacunas, las armas.

Las redes sociales bajo la lupa del equipo de Walter Quattrociocchi fueron Facebook, Twitter, Reddit y Gab. Los resultados del estudio mostraron cómo la difusión de información y las diferentes dinámicas de polarización dependen tanto de las relaciones que se crean entre los usuarios en línea como de las características de la plataforma social. La polarización, de hecho, es mayor cuando los criterios de presentación de los contenidos no pueden modificarse fácilmente.

En particular – explicó Walter Quattrociocchi – observamos cómo, a diferencia de Reddit, donde los usuarios pueden cambiar su algoritmo de alimentación, la agregación de usuarios en grupos homófilos (cámaras de eco) y la exclusión de contenido opuesto caracterizan el consumo de noticias en línea tanto de Facebook como de Twitter, a pesar de utilizar diferentes algoritmos y referirse a tipos de usuarios bastante diferentes. También en Gab hay dinámicas de polarización entre usuarios. Incluso en estos grupos se tiende a adherir conceptos con su propia visión del mundo y su propia percepción y a ignorar información que entra en conflicto con la opinión compartida ”.

Articolo di Alessandra Rinaldi

Traduzione di Sara Trincali

Occupazione femminile, una donna su due non lavora: Italia agli ultimi posti

I dati sull’occupazione femminile in Italia sono allarmanti e non solo per la crisi dovuta alla Pandemia da Covid-19. Il nostro Paese, infatti, occupa il penultimo posto nella classifica Eurostat sull’occupazione femminile: in sostanza i dati evidenziano che una donna su due non lavora.

Le statistiche sono ancor più allarmanti per quanto riguarda le più giovani fasce di età. Peggio dell’Italia, solo la Grecia che, al momento, occupa l’ultimo posto della classifica europea. In Italia lavora il 49% delle donne, mettendo in evidenza un forte divario con la media del resto d’Europa.

Tra le ragazze con meno di trent’anni, il 25,4% non lavora, non studia e non è in cerca di un’occupazione: una tendenza davvero allarmante, visto che la media europea rilevata da Eurostat è del 67,7%, con la Germania capolista che “vola” con il 73,2%.

Emergenza occupazione femminile: in Italia una donna su due non lavora

Linda Laura Sabbadini, presidente del Women 20, gruppo del G20 che studia le politiche per le donne, ha analizzato nel dettaglio la situazione messa in evidenza dalla classifica stilata dall’UE.

«Nell’ultimo anno si è solamente aggravato un problema strutturale. C’è bisogno di pesanti investimenti e di sbloccarli in fretta, non è il momento della strategia dei piccoli passi. Bisogna muoversi su due fronti. Il primo è lo sviluppo di servizi educativi per l’infanzia come gli asili nido e di assistenza e cura per anziani e disabili: l’Italia non ha mai investito nel welfare di prossimità, siamo fermi a leggi vecchie decenni e mai applicate e, in generale, ad un sistema che si appoggia sul lavoro non retribuito delle donne. Il secondo fronte è un grande piano per l’imprenditoria femminile».

occupazione femminile
Emergenza occupazione femminile – Sistema Generale

In sostanza, la crisi economica conseguenza della Pandemia da Coronavirus ha solo aggravato una tendenza già drammatica nel nostro Paese, dove il sostegno e l’incentivo all’occupazione femminile sono molto ridotti.

«Al momento gli stanziamenti previsti nel piano italiano non sono adeguati, è tutto troppo spezzettato. Per i nidi mancano tre miliardi, altri sette per l’assistenza. E all’imprenditoria femminile viene riservato meno di un miliardo. È imprescindibile che la parte di fondi non vincolata dalle indicazioni dell’Ue vada all’occupazione femminile, perché i due settori spinti dalla Commissione, il green e il digitale, danno lavoro soprattutto agli uomini e dunque non aiuteranno a risolvere il problema in maniera adeguata. La forbice si allargherà, anche se il tema non è il gap uomini-donne, ma in generale aumentare il tasso di occupazione femminile». 

La classifica Eurostat: dopo l’Italia, solo la Grecia

Andrea Garnero, economista dell’Ocse, ha contribuito alla riflessione sul tema dell’occupazione femminile. «La recessione figlia della pandemia, rispetto alle altre grandi crisi del passato, ha la particolarità di aver colpito più i servizi della manifattura e per questo ha penalizzato maggiormente le donne».

«In altri Paesi questa differenza è stata meno marcata, perché in Italia è più spiccata la divisione per comparti, con settori a netta prevalenza maschile e altri, come i servizi alla persona, in cui lavorano soprattutto donne. Una svolta è necessaria, anche perché una bassa occupazione femminile è un pesantissimo freno alla crescita: famiglie con un solo reddito hanno meno entrate, quindi spendono meno, investono meno e chiedono meno servizi. L’economia fatta in casa non funziona».

Inoltre, è in crescita il numero degli “sfiduciati”, i quali, oltre a non avere un lavoro, hanno addirittura smesso di cercarlo. E, fra questi, il numero dello donne è sempre più alto.

Alessandra Rinaldi

La tua gestione delle e-mail rivela che capo sei: lo studio Microsoft e i cambiamenti dovuti alla Pandemia

Quanto è importante la gestione delle e-mail nella giornata lavorativa di un manager? Sono in molti a domandarselo da sempre, ma la Pandemia, scoppiata lo scorso anno, ha dato, senz’altro nuovi spunti, circa l’importanza del lavoro agile attraverso la gestione delle e-mail.

Già diversi anni fa, nel 2016, uno studio Microsoft su diversi team di lavoro e sulla soddisfazione tra il lavoro dei dipendenti e i compiti dei manager responsabili rivelava come la cattiva gestione delle e-mail da parte dei capi potesse essere un campanello d’allarme in caso di non raggiungimento degli obiettivi.

gestione e-mail
Come gestire le e-mail – Sistema Generale

A confermare questa tendenza, ci ha pensato anche lo psicologo Adam Grant, professore alla Wharton School, attraverso un suo editoriale sul New York Times del 2019. Grant ha sostenuto il fatto che esiste un legame tra la cattiva gestione delle e-mail di un manager e il suo insuccesso professionale.

Queste riflessioni, fatte da Grant appena prima della Pandemia di Covid-19, sono ancor più importanti oggi che mantenere le distanze rende necessario lo smart working quasi in tutti i campi. Lo studio Microsoft, citato da Adam Grant, inoltre, conferma come i capi più lenti nella gestione della posta elettronica siano anche i meno efficienti.

La gestione delle e-mail rivela le potenzialità del manager: cosa fare e cosa non fare

Innanzitutto, ignorare tutte le e-mail non è né opportuno, né educato. “Le vostre priorità dovrebbero includere gli altri e le loro priorità,” ha spiegato Adam Grant. E’ importante, infatti, gestire le e-mail quotidianamente, dedicando almeno un’ora della propria giornata lavorativa alle risposte alle e-mail. Ciò, sia che si tratti di risposte “positive”, sia che si tratti di risposte “negative”.

Secondo Grant e lo studio fatto sui dipendenti Microsoft, anche dare un feedback negativo quando qualcuno ci chiede aiuto per una mail è molto importante per far comprendere all’interlocutore che, in ogni caso, si è fatto tutto ciò che si è potuto per rispondere alle sue esigenze. Sicuramente può capitare a tutti di dimenticare di rispondere a qualche e-mail, ciò non significa essere cattivi manager.

E, del resto, anche secondo Grant, è possibile evitare di rispondere a chi ci chiede di “sponsorizzare” il proprio lavoro o condividerlo sui social, oppure a chi chiede presentazioni o “raccomandazioni”.

Insomma, anche le risposte alle e-mail di lavoro, a maggior ragione oggi con una Pandemia ancora in corso, richiedono un vero e proprio “codice” di comportamento che può essere specchio di efficienza anche nella gestione di un gruppo di lavoro per un capo.

Alessandra Rinaldi

Maria Chiara Carrozza, prima Presidente donna del Consiglio Nazionale delle Ricerche

Lo scorso 12 aprile, Maria Chiara Carrozza è stata nominata dalla Ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR. Le neopresidente sarà in carica per i prossimi quattro anni.

Maria Chiara Carrozza è laureata in Fisica all’Università degli studi di Pisa e ha conseguito un dottorato in ingegneria alla Scuola Superiore Sant’Anna. Cinquantasei anni, è docente ordinaria di bioingegneria industriale. Dirige e conduce ricerche nei settori della biorobotica, della biomeccatronica e della neuroingegneria della riabilitazione di cui è uno dei principali esponenti.

maria chiara carrozza
Maria Chiara Carrozza – Sistema Generale

La Carrozza ha già ricoperto incarichi scientifici e gestionali di livello nazionale e internazionale. Infatti, è stata la più giovane rettrice italiana, oltre che autrice di numerose pubblicazioni e brevetti, responsabile di progetti europei, presidente di società scientifiche e di equipe di esperti.

Maria Chiara Carrozza è la prima Presidente donna del CNR

Maria Chiara  Carrozza ha insegnato e condotto ricerche in centri e università in Italia, Europa, Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud, Cina, è stata Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca tra il 2013 e il 2014, oltre che parlamentare della Repubblica nella XVII legislatura. E’, inoltre, componente del Consiglio di Amministrazione di Piaggio SpA e direttore scientifico dell’IRCSS Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus.

“Sono felice ed emozionata per la nomina a presidente del CNR. Ringrazio la ministra Messa e il Comitato di Selezione per la fiducia riposta nella mia persona,” ha detto Maria Chiara Carrozza.

“Essere la prima donna alla guida del più importante e grande centro di ricerca del Paese è una sfida e una responsabilità senza precedenti. Ma anche un cambio di passo e di prospettiva,” ha dichiarato la neopresidente. “Confido sull’aiuto e sulla collaborazione di tutte le ricercatrici e ricercatori dell’Ente, sulle loro preziose indiscusse competenze e sul loro entusiasmo. Insieme dobbiamo riportare al centro dell’attenzione sociale, economica e politica la ricerca unico volano per la ricostruzione del Paese e il futuro dei giovani”.

Alessandra Rinaldi