Ondata di dimissioni: in cinquecentomila lasciano il lavoro nel secondo trimestre 2021

Secondo i dati appena diffusi dal Ministero del lavoro, nell’ultimo trimestre di quest’anno si è verificato un fenomeno allarmante. Si tratta di una vera e propria ondata di dimissioni volontarie da parte di circa cinquecentomila lavoratori.

Questa circostanza, nel nostro Paese, va di pari passo con i preoccupanti dati resi noti dall’Istat, secondo i quali ad agosto scorso c’erano mezzo milione di occupati in meno rispetto al 2020. Cosa sta succedendo? Sono i primi segnali di un mercato del lavoro in fase di cambiamento?

O, semplicemente, un effetto Covid-19 anche sulla nostra economia già martoriata dalla crisi? Secondo un’analisi condotta da Francesco Armillei, ricercatore della London School of Economics di Tortuga: “Il Covid-19 ha funzionato come un grilletto,” facendo letteralmente esplodere un fenomeno di cui già c’erano de segnali.

Ondata di dimissioni anche in Italia: cosa succede?

Tra aprile e giugno, infatti, ci sono state 484mila dimissioni  su un totale di 2,5 milioni di contratti cessati. Di queste, 292mila da parte di uomini e 191mila da parte di donne. Una vera e propria ondata di dimissioni, se si confrontano i dati con quelli dello scorso anno.

L’incremento nel numero di dimissioni, rispetto al trimestre precedente, è del 37%. La crescita è addirittura dell’85%, se si paragona, appunto, con il secondo trimestre del 2020. Ma anche un confronto con il 2019 risulta impietoso, poiché il numero di dimissioni risulta più alto del 10%, evidenziando l’accaduto come un fenomeno interessante da analizzare.

ondata di dimissioni
Ondata di dimissioni in Italia: perchè? – Sistema Generale

“Negli Stati Uniti hanno già coniato un nuovo termine: la chiamano Great Resignation,” ha spiegato Francesco Armillei su lavoce.info. Con questo termine si descrive la situazione di molti lavoratori del settore terziario già talmente oberati di lavoro nel 2019, da arrivare alle dimissioni volontarie nell’arco del 2020, complice l’emergenza pandemica.

A quanto pare, il fenomeno potrebbe essersi spostato, recentemente, anche nel nostro Paese. Tutti questi lavoratori non avrebbero trovato altra soluzione alle loro difficili condizioni di lavoro, se non le dimissioni volontarie. In molti, tuttavia, non vedrebbero in questa ondata di dimissioni un fenomeno preoccupante.

Effetto Covid-19 o Great Resignation?

Bensì, una tendenza sintomo di grandi stravolgimenti positivi del mercato del lavoro a livello globale, anche in Italia. E, dunque, un fattore di miglioramento endemico dell’economia, se alle dimissioni consegue un adeguato ricollocamento delle risorse.

E’ presto per dire se ciò stia realmente accadendo in Italia, Paese in cui, storicamente, il mercato del lavoro è poco flessibile in quanto a possibilità di ricollocamento adeguato dei lavoratori. Sembra ancora difficile capire se può trattarsi di un fenomeno del momento o permanente.

ondata di dimissioni
Il fenomeno – Sistema Geneale

“Se l’aumento si dimostrasse soltanto temporaneo potrebbe essere interpretato come il frutto di un mercato del lavoro “congelato” per molti mesi,” ha spiegato Armillei, “sia per motivi di andamento del ciclo economico sia per le politiche pubbliche adottate per fronteggiare la crisi – come la cassa integrazione Covid- , e che affronta una fase di riassestamento nel momento in cui comincia lo “scongelamento”. Potrebbe trattarsi di dimissioni programmate, ma rimandate durante la pandemia”.

“Potrebbe trattarsi di dimissioni forzate dai datori di lavoro di fronte a una contrazione dell’attività economica e di politiche quali il blocco dei licenziamenti. Oppure potrebbero essere le dimissioni di chi ha avuto una sorta di “epifania” durante la crisi riguardo la propria carriera e ora si dimette per cercare un lavoro più adatto, più rispondente alle nuove esigenze”.

Leggi anche -> Nuove priorità per i lavoratori: benessere al primo posto

Se, invece, questo fenomeno di dimissioni di massa fosse solo temporaneo, sarà interessante analizzare chi sono i lavoratori che hanno fatto questa scelta, soprattutto in Italia. E, in particolare, con quali conseguenze. In che modo questi lavoratori si ricollocheranno sul mercato del lavoro? La loro scelta è stata davvero “volontaria” o si è trattato di una decisione obbligata da condizioni di lavoro troppo difficili? Per scoprire cosa accadrà in futuro non ci resta che attendere.

Alessandra Rinaldi