Le figure professionali più richieste: spazio ai Comunicatori

Per i giovani si avvicina il momento di scegliere il percorso formativo universitario per prepararsi al meglio ad entrare nel mondo del lavoro, così diventa veramente un ottimo spunto di riflessione lo studio appena pubblicato da Tutored che ha lanciato la prima edizione dell’Osservatorio Nazionale sul recruitment online che riguarda i giovani laureati italiani, facendo emergere la grande richiesta dei cosidetti Comunicatori.

Le figure professionali più richieste: spazio ai Comunicatori – Sistema Generale

Tutored è una startup che si propone come nuovo punto d’incontro digitale per studenti universitari e neolaureati con oltre cento aziende e multinazionali dando l’ulteriore possibilità di consultare approfondimenti specifici per orientare il proprio percorso professionale, di prendere parte a webinar formativi e incontri virtuali direttamente con i recruiter delle aziende partner organizzati dalla stessa piattaforma, creando una attività di recruiting basata su avanzati strumenti di analisi dei candidati ritenuti target.

La prima edizione dell’Osservatorio Nazionale sul recruitment online di Tutored pubblica  il quadro delle figure professionali più richieste

 

L’Osservatorio Nazionale sul recruitment online ha considerato i dati raccolti nell’intero anno 2020, degli oltre 500.000 studenti iscritti alla piattaforma e delle interazioni che hanno generato più di 87.000 candidature, facendo emergere le figure professionali più ricercate dalle aziende.

Al giorno d’oggi, anche per il mutamento generale del mondo del lavoro, il settore aziendale e le attenzioni dei recruiter sono orientate all'”Informatica, Tecnologia e Ricerca & Sviluppo”, alle aree del “Commerciale, Vendite, e Pubbliche Relazioni”, della “Comunicazione e Marketing” e della “Consulenza”, ciascuna con peso pari al 10%.

Restano alte le percentuali di annunci relativi alla materie Stem, per arruolare ingegneri per un 38.9%, economisti nella misura del 31.2%, matematici, fisici e statistici per il 10.2%, facendo “scivolare” i laureati in studi umanistici, scienze politiche, contabilità finanza e banking, risorse umane, architettura e design e giurisprudenza in fondo alla classifica delle percentuali che non arrivano all’8%.

Accanto al percorso strettamente formativo, sono fondamentali le soft skills, prima tra tutte quelle legate alle capacità relazionali e di comunicazione, di problem solving, di team working e di organizzazzione, nonché l’immancabile, ormai, conoscenza delle lingue straniere, prima tra tutte l’inglese che viene richiesta ad un livello abbastanza alto in almeno il 54% degli annunci pubblicati.

Francesca Tesoro

Maturità 2021: prove orali per 540.000 studenti

Con i primi studenti chiamati a sostenere la prova orale dell’esame di stato da mercoledì 16 giugno, è iniziata la Maturità 2021 per 540.000 studenti delle scuole superiori italiane.
Anche quest’anno l’esame di stato, tempo di passaggio e primo grande esame della vita dei giovani, sarà svolta con una maxi prova orale in sostituzione delle classiche prove scritte e colloquio finale.

Per quanto la pandemia abbia accelerato il percorso di cambiamento dell’esame di stato, già con il Decreto Legislativo n.62 del 2017 – uno degli otto decreti attuativi della L. 107/2015 conosciuta come “Buona Scuola” – era stata avviata la riforma della prova conclusiva delle scuole superiori, con l’obiettivo di semplificare le prove e dare maggior peso al curriculum scolastico degli alunni.

540mila studenti chiamati alla Maturità 2021 con la prova orale interdisciplinare

Il maxi orale, della durata di sessanta minuti, impegnerà gli studenti con una interrogazione strutturata in diverse fasi per accertare il profilo culturale, educativo e, ove previsto, professionale degli studenti, discutendo difronte le rispettive commissioni formate da un presidente esterno e sei membri del proprio consiglio di classe.

Il colloquio rafforzato inizierà per tutti con l’esposizione dell’elaborato creato sull’argomento che è stato assegnato ad ogni studente dal consiglio di classe nel corso dell’anno sulla base del percorso svolto e delle discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi frequentato, affiancato dalle altre discipline scolastiche ed esperienze e competenze trasversali nonché individuali dello studente.

Maturità 2021 – Sistema Generale

Terminata questa prima fase, l’esame continuerà con la discussione interdisciplinare che inizia da un testo appartenente all’insegnamento di lingua e letteratura italiana con l’analisi di materiali predisposti dalla commissione per arrivare a trattare i nodi concettuali delle diverse discipline scolastiche.
Anche i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, i famosi PTCO ovvero il percorso ex alternanza scuola-lavoro, saranno oggetto della discussione come lo saranno le competenze e le conoscenze dell’educazione civica.

Ottime le percentuali di ammissione che sfiorano il 97% del totale degli studenti, considerando che quest’anno è tornato il pauroso scoglio dell’ammissione all’esame sospeso per l’anno scolastico precedente e, si spera, che siano altrettanto alti i dati delle promozioni.
Insomma, è l’ora di diventare (un po’ più) grandi ragazzi! E in bocca al lupo!

Francesca Tesoro

La gestión de su correo electrónico revela qué jefe es usted: el estudio de Microsoft y los cambios debido a la pandemia

¿Qué importancia tiene la gestión del correo electrónico en la jornada laboral de un gerente? Muchos siempre se han preguntado sobre esto, pero la pandemia, que estalló el año pasado, indudablemente dio nuevos conocimientos sobre la importancia del trabajo ágil a través de la gestión de correos electrónicos.

Ya hace varios años, en 2016, un estudio de Microsoft sobre diferentes equipos de trabajo y sobre la satisfacción entre el trabajo de los empleados y las tareas de los gerentes responsables reveló cómo la mala gestión de los correos electrónicos por parte de los jefes podría ser una llamada de atención en caso de incumplimiento de los objetivos.

gestione e-mail
Come gestire le e-mail – Sistema Generale

Para confirmar esta tendencia, el psicólogo Adam Grant, profesor de la Wharton School, también lo pensó a través de su editorial en el New York Times en 2019. Grant argumentó que existe un vínculo entre la mala gestión del correo electrónico de un gerente y su fracaso profesional.

Estas reflexiones, hechas por Grant justo antes de la pandemia de Covid-19, son aún más importantes hoy en día, ya que mantener la distancia hace necesario el trabajo inteligente en casi todos los campos. El estudio de Microsoft, citado por Adam Grant, también confirma que los jefes más lentos en la gestión del correo electrónico son también los menos eficientes.

La gestión de correos electrónicos revela el potencial del gerente: qué hacer y qué no hacer.


Primero, ignorar todos los correos electrónicos no es apropiado ni cortés. “Tus prioridades deben incluir a los demás y sus prioridades”, explicó Adam Grant. De hecho, es importante administrar los correos electrónicos a diario, dedicando al menos una hora de su jornada laboral a responderlos. Esto, tanto si son respuestas “positivas” como si son respuestas “negativas”.

Según Grant y el estudio realizado sobre empleados de Microsoft, incluso dar un feedback negativo cuando alguien nos pide ayuda con un correo electrónico es muy importante para que el interlocutor entienda que, en cualquier caso, se ha hecho todo lo posible para dar respuesta a sus necesidades. Seguro que a todo el mundo le puede pasar que se olvide de responder algunos correos electrónicos, esto no significa ser un mal gestor.

Y, al fin y al cabo, incluso según Grant, es posible evitar responder a quienes nos piden que “patrocinemos” su trabajo o lo compartamos en las redes sociales, oa quienes piden presentaciones o “recomendaciones”.

En definitiva, incluso las respuestas a los e-mails de trabajo, más aún hoy con una pandemia aún en curso, requieren un verdadero “código” de comportamiento que puede ser espejo de eficiencia incluso en la gestión de un grupo de trabajo para un jefe.

Articolo di Alessandra Rinaldi

Traduzione di Sara Trincali

Istituti Tecnici Superiori: il nuovo passe-partout per i giovani

Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) sono stati introdotti dal Dpcm del 2008 con la riforma della scuola e rappresentano, ormai, in modo consolidato un passe-partout per i giovani nel mondo del lavoro, forse anche più delle Università. Percorsi di Istruzione Terziaria di eccellenza e ad alta specializzazione tecnologica post diploma, rappresentano la sinergia e l’integrazione della formazione con il lavoro con le politiche industriali prevedendo percorsi formativi riferiti alle aree tecnologiche considerate prioritarie per lo sviluppo economico e la competitività del Paese.

Con un bacino di iscritti che si aggira intorno ai ventimila studenti di cui “solo” 3.761 si sono diplomati nel 2019, rappresentano un ottimo trampolino di ingresso nel mondo del lavoro per i giovani.

Il miglior modo per i giovani per accedere al mondo del lavoro: gli Istituti Tecnici Superiori

Il monitoraggio annuale effettuato dal MIUR e INDIRE ha dismostrato come, nonostante la pandemia e il lockdown, l’80% dei diplomati degli ITS ha trovato lavoro entro un anno dal diploma e, dato ancor più sorprendente, nel 92% dei casi l’impiego è stato una prosecuzione naturale del persorso “aula-onthejob” svolto dagli studenti. Il 60% dei contratti che hanno impegnato questi diplomati, sono nella maggiorparte dei casi a tempo indeterminato o in apprendistato, quindi, da ritenersi assolutamente stabili anche grazie all’Industria 4.0.

Istituti Tecnici Superiori: il nuovo passe-partout per i giovani – Sistema Generale

Il punto di Forza degli Istituti Tecnici Supriori è sicuramente la flessibilità organizzativa e didattica, il 41% delle ore del percorso formativo vissuto in stage e il 27% nei laboratori, nonché il fondamentale partenariato instaurato con 83 Fondazioni Its che fanno da anello di congiunzione tra la scuola e il mondo del lavoro.

Nonostante il mondo del lavoro, in via generale, si sia dovuto scontrare con la pandemia, la richiesta di super-tecnici da parte delle imprese italiane, in realtà, non è diminuita andando in contro tendeza soprattutto in quei settori chiave come il metalmeccanico, la moda, il legno arredo, il chimico-farmaceutico, dove all’alto tasso di domanda di personale specializzato non è stato possibile reperire soggetti qualificati e formati per ricoprire le posizioni vacanti.

La considerazione che viene riservata – dalla scuola, dalle famiglie e dai ragazzi – a questi istituti superiori post diploma non è ancora quella giusta, considerato che forniscono tantissime e validissime opportunità ai nostri giovani, soprattutto per accedere direttamente al mondo del lavoro, dove si stima che alle imprese servano quasi ventimila diplomati ITS ed invece, ogni anno, ne arrivano poco meno di cinquemila.

Francesca Tesoro

Pandemia e Lavoro: la grande crisi degli Autonomi

La pandemia non ha solo cambiato il nostro modo di vivere, di comportarci e di rapportarci con gli altri, ma ha cambiato soprattutto il mondo del lavoro e la situazione lavorativa di molte categorie. L’effetto combinato tra Covid-19, crollo dei consumi e delle richieste di servizi in modo trasversale, ha determinato una vera e propria crisi degli Autonomi.

Proprio i lavoratori autonomi, i lavoratori occasionali e i piccoli operatori economici, i precari e liberi professionisti titolari di Partite IVA e, più in generale, i lavoratori indipendenti, sono coloro i quali hanno subito il peggior scotto di questa “nuova era” e della crisi generata dalla pandemia.

I dati della Banca d’Italia del 2020 e i Rapporti Istat del 2021 che riguardano trasversalemente il lavoro non dipendente, sono davvero pessimi e preoccupanti. Parliamo di lavoratori che rappresentano una platea decisamente estesa del mondo del lavoro e che, senza politiche mirate e non avendo a disposizione nessuna forma di garanzia, si sono ritrovati letteralmente scoperti.

Pandemia e Lavoro: la grande crisi degli Autonomi – Sistema Generale

La pandemia, del resto, ha inferto colpi terribili e falcidiato il comparto del lavoro autonomo con numeri da capogiro che con la crisi del 2008-2009 aveva subito un drastico ridimensionamento stimato per il decennio 2010-2019 nel -6,7%, mentre invece, a causa della pandemia, ha già registrato in un solo anno il saldo negativo del 6,8% perdendo una cifra di circa 355mila occupati. Parallelamente, bisogna considerare che anche i dati delle nuove aperture di partite Iva sono estremamente contenute – meno 15% nel 2020 rispetto l’anno precedente – e il fatto che, ad oggi, una su quattro è stata definitivamente chiusa.

La grande crisi degli Autonomi e del mondo del lavoro indipendente determinata dalla Pandemia

I dati assumono tinte ancora più drammatiche se si ragiona seguendo i parametri geografici, accorgendosi, dunque, che nel Mezzogiorno il calo del lavoro indipendente è addirittura di due punti percentuali più altri rispetto la media nazionale che si attesta al -22,5%.

Per quanto l’intero sistema economico occupazionale sia stato investito da questa inaspettata pandemia, sono decisamente i lavoratori autonomi ad averne pagato le conseguenze maggiori, occupando in maniera preponderante l’area critica del mercato lavorativo.

Probabilmente, l’assenza di un sistema fatto di protezioni e garanzie per queste categorie salariali, non è riuscita ad evitare una vera e propria emorragia, nonostante gli interventi governativi abbiano cercato di sostenere il lavoro indipendente, dimostrando ancora una volta l’inadeguatezza di un sistema che non garantisce a tutti i lavoratori le stesse tutele e che necessita di seri ed urgenti interventi di riforma.

Francesca Tesoro