Competenza digitale Vs Curriculum Vitae: il futuro dell’occupazione

Anche se la crisi dovuta dalla Pandemia ancora in corso sembra frenare l’occupazione, in Italia si prevedono un milione di posti di lavoro in più entro il 2026. Meglio, dunque, farsi trovare pronti e comprendere ciò che oggi rende davvero maggiormente competitivi sul mercato del lavoro.

A fare un quadro piuttosto chiaro della situazione attuale ci ha pensato Francesca Devescovi, Ceo di DigitAlly, impresa nata in seno a Microsoft per accelerare l’entrata dei giovani nel mondo del lavoro, formando le nuove leve all’uso di strumenti digitali.

competenza digitale - sistema generale
Competenza digitale Vs Curriculum Vitae: parlano gli esperti – Sistema Generale

«La tendenza è del tutto evidente: si chiedono sempre di più specialisti nell’analisi dei dati digitali, digital marketing, project management e e-commerce. Nel mondo digitale tutto è misurabile per cui ovunque è richiesto un approccio guidato dai dati. Per questo trovo assurdo che le università italiane non insegnino come si usano Excel o Google Analytics, che invece sono la base di qualsiasi lavoro che si andrà a fare».

Ecco, dunque, che una buona padronanza degli strumenti digitali acquisita, sia attraverso la formazione scolastica, sia attraverso l’esperienza sul campo, è fondamentale per entrare nel mondo del lavoro di oggi, a prescindere dalla posizione che si occupa.

Competenza digitale “batte” Cv: la pratica vince sulla teoria

«Per tanti colossi aziendali, Google in testa, il saper fare vince sul curriculum», spiega Andrea Zanotti, Presidente dell’Opificio Golinelli, centro bolognese che coniuga la formazione, soprattutto in ambito digitale, con la nascita di attività imprenditoriali d’eccellenza.

Saper leggere i dati attraverso strumenti digitali e, quindi, interpretarli correttamente, sembra essere, al giorno d’oggi, più importante dell’acquisizione dei titoli curriculari meramente scolastici, ma senza un’adeguata esperienza sul campo.

Da qui la necessità che anche il sistema scolastico prenda maggiormente in considerazione questa esigenza del mondo del lavoro, formando i giovani in questa direzione. Una competenza digitale di buon livello è fondamentale per entrare e rimanere con successo nel mondo del lavoro di oggi, gli esperti sono tutti d’accordo in tal senso.

Oltre allo studio teorico, occorre sempre più esperienza pratica e propensione all’analisi dei dati e all’utilizzo di strumenti digitali per ottenere risultati migliori sia nell’ingresso, sia nella performance lavorativa continuativa. Un buon curriculum scolastico non è più l’unica carta vincente da giocare per trovare il lavoro dei propri sogni.

Alessandra Rinaldi

Robotica e automazione dei processi produttivi: efficienza ed incremento dell’occupazione

Il nuovo studio dell’INAPP – Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche- che si occupa di analisi, monitoraggio e valutazione delle politiche economiche, sociali e del lavoro, nonché dei settori dell’istruzione e della formazione professionale con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo scientifico, economico e sociale del Paese, sorprende con i suoi risultati circa l’incremento dell’occupazione e il miglioramento della sua efficienza dovuta alla robotica e automazione dei processi produttivi.

Robotica e automazione dei processi produttivi: efficienza ed incremento dell’occupazione – Sistema Generale

Nel periodo di riferimento che va dal 2011 al 2018, infatti, questo studio effettuato in partenariato con l’Università di Trento e l’Istituto di Statistica della Provincia di Trento ha dimostrato come non si sia verificato il paventato pericolo di sostituzione da parte dei robot industriali dei lavoratori “umani” ma, al contrario, determinato un aumento di quasi il 50% in poco meno di dieci anni di tutte quelle figure professionali che, invece, si occupano della programmazione, dell’installazione e della manutenzione dei robot.

L’efficienza ed incremento dell’occupazione dovuta alla robotica e automazione dei processi produttivi

Da questo risultato emerge anche una interessante valutazione coerente con l’idea secondo cui all’investimento da parte delle imprese per la robotizzazione dei processi produttivi, corrisponde un incremento del numero di lavoratori che svolgono le attività complementari, determinando una ulteriore intensificazione delle occupazioni routinarie di tipo cognitivo, fenomeno conosciuto con il nome di “reinstatement effect”.

Questa analisi, presentata al “Firms and Workers at the Crossroad: Automation and Market Power” a conclusione del progetto di ricerca finanziato dalla Fondazione Caritro di Trento, rivela la natura complessa della relazione esistente tra robotizzazione e dinamiche del mercato del lavoro, stabilendo come, oltre a generare un incremento dell’indotto delle figure tecnico specialistiche, ci sia una significativa riduzione del “peso” relativo delle occupazioni che prevedono un intenso impegno fisico del lavoratore stesso.

Durante l’evento il Presidente dell’INAPP Sebastiano Fadda ha ben spiegato come “non bisogna avere paura dei robot, che possono costituire più un’opportunità che uno svantaggio per il mondo del lavoro. I robot già ora rendono il lavoro più efficiente e al tempo stesso esonerano le persone da compiti ripetitivi, poco qualificanti e usuranti, permettendo loro di occuparsi di mansioni più gratificanti e produttive”.

Ma se della robotica inserita nei processi produttivi non bisogna (necessariamente) avere paura, è anche vero che risulta essere necessario instaurare un piano di riqualificazione delle figure professionali interessate ed associate all’automazione e all’uso della cosiddetta intelligenza artificiale, per non creare un conflitto tra lavoratori e robot.

Francesca Tesoro