Dieci cose da sapere su “Brainbow”

Gnothi seautòn, conosci te stesso.

Gli antichi Greci conoscevano bene il significato profondo di questa esortazione iscritta nel Tempio di Apollo a Delfi e diventata, nel corso dei secoli, con la nascita e lo sviluppo della Filosofia, una massima con cui tutti i sapienti, a partire da Socrate, hanno fatto i conti.

Conoscere se stessi, infatti, è il primo passo per comprendere meglio gli altri e quindi per comunicare. È proprio su questa verità intuitiva, ma sempre innovativa, che affonda le proprie radici Brainbow, un modello comportamentale concepito per gestire e migliorare le relazioni in ogni ambito della vita quotidiana, soprattutto in contesti lavorativi aziendali. Per raggiungere questo obiettivo, il modello Brainbow si propone di definire lo stile relazionale di ogni individuo classificando ciascun profilo attraverso l’uso di colori differenti che rappresentano quattro grandi aree di orientamento delle attitudini del singolo.

brainbow

Ma come nasce il modello Brainbow? Quali scopi persegue e a quali risultati pratici può portare la sua conoscenza e applicazione? Simone Bandini Buti, formatore tra i maggiori esperti di questa metodologia, ci ha aiutato a comprenderlo e ad analizzarlo in dieci pratici punti, in linea col nostro approccio sistemico alla gestione del cambiamento.

 

  1. Brainbow è un modello comportamentale di definizione dello stile relazionale dell’individuo concepito per migliorare la sinergia dei rapporti tra persone, sia in ambito lavorativo, sia nella vita privata;
  2. Si tratta di un modello pratico e intuitivo che aiuta a identificare, analizzare e comprendere il proprio personale stile comunicativo attraverso le risposte a ventotto situazioni stimolo;
  3. Il modello si basa sulle ricerche scientifiche acquisite negli ultimi decenni ed evidenzia i risultati conseguiti dalle varie discipline circa il funzionamento del cervello e della psiche umana;
  4. Il modello individua trentadue tipologie di profilo comportamentali raggruppate in quattro macro aree identificate da colori specifici;
  5. L’obiettivo del modello è semplificare la complessità degli studi compiuti dalle varie discipline scientifiche, facendo una sintesi delle conoscenze finora acquisite al fine sviluppare uno strumento praticamente efficace per migliorare le relazioni della vita quotidiana;
  6. Il primo scopo del modello è quello di supportare l’individuo nella comprensione e consapevolezza del proprio stile comunicativo per favorire l’attenzione e la sensibilità verso i profili comportamentali altrui, facilitando l’interazione tra le persone;
  7. Nella vita privata la conoscenza e l’applicazione quotidiana di Brainbow permette di acquisire maggior fiducia e consapevolezza delle proprie attitudini personali, mettendole al servizio di chi ci circonda e predisponendoci verso la condivisione delle nostre esperienze, imparando anche dagli altri chi siamo e chi vorremmo diventare;
  8. Nei contesti di lavoro, soprattutto nelle dinamiche aziendali di gruppo, Brainbow ci permette di comprendere concretamente, attraverso simulazioni ed esercizi, come le reciproche diversità dei componenti del gruppo siano la vera ricchezza del team, in cui l’espressione di ciascuno è la costruzione di un progetto o prodotto altamente personalizzato e orientato ai risultati;
  9. Nelle relazioni col cliente Brainbow ci permette di comprendere meglio chi abbiamo di fronte attraverso lo studio delle esigenze e delle richieste del cliente stesso, anticipandone perfino i bisogni non palesi, così da ottenerne più efficacemente la maggior soddisfazione possibile;
  10. Brainbow, a nostro avviso, potrebbe essere utile anche nella gestione sistemica di dinamiche di cambiamento all’interno di realtà caratterizzate da profonde complessità sociali, come scuole o ospedali, in cui i rapporti tra individui e gruppi di individui devono far fronte a esigenze che si trovano si piani differenti che è necessario conciliare in modo empatico e costruttivo.

 www.brainbow.it

 

Alessandra Rinaldi

“Destini e Declini” di Romano Benini

Romano Benini, autore, giornalista economico e docente di politiche del lavoro, aveva già catturato l’attenzione di Sistema Generale quando abbiamo recensito il libro dal titolo “Il fattore umano” nel quale, a quattro mani con Maurizio Sorcioni, ci spiegavano la crisi economica e le ragioni che avevano determinato le difficoltà nel mondo del lavoro.

Nel libro che presentiamo oggi invece,  “Destini e Declini”, pubblicato sempre dalla Donzelli Editore,  questa volta leggiamo una appassionata, intrigante ed affascinante analisi della crisi, non solo economica, dell’Unione Europea.

Vi chiederete, come fa un libro che parla di crisi ad essere definito così positivamente?

Per il parallelismo svelato già dal sottotitolo “L’Europa di oggi come l’Impero romano?”

Benini in modo puntuale ed accurato espone la  crescita e la crisi del continente europeo di oggi instaurando un parallelismo con l’Impero romano, evidenziando dei tratti comuni, nonostante la grande differenza temporale. 

Per quanto possa sembrare strano, è una operazione ben riuscita. 

Analizzando il fastoso passato dell’Impero, culla di straordinari avanzamenti storici e burocratici,  l’autore espone, sempre con una scrittura accessibile, gli avvenimenti recenti di una Europa in difficoltà e spiega cos’è la crisi e il motivo per cui può diventare essa stessa prima declino e poi vera e propria decadenza.

Per prevenire questo assioma declino-decadenza, Benini ne indaga il suo funzionamento, i suoi fattori scatenanti, il significato a livello sociale, perché, come dice lui stesso nell’Introduzione, misurare il mondo europeo attraverso la sua storia e il confronto tra le storie diverse dei popoli che ne fanno parte, serve a rintracciare l’identità e la vocazione europea che al giorno d’oggi sembra essere offuscata dagli eventi materiali ed economici.

Di per sé le crisi sono frutto della difficoltà di affrontare e superare un momento di passaggio e, com’è stato per l’Impero romano, così lo è per l’Europa dei giorni nostri.

Perché il parallelismo con l’Impero romano?

Tanto storicamente quanto di fatto è l’unica grande esperienza sovranazionale del continente che abitiamo e, nel paradosso della distanza temporale, ci sono degli avvenimenti che possono essere messi a confronto e usati come lezione per il nostro prossimo futuro europeo.

Pensiamo all’esempio che riporta lo stesso scrittore: la crisi dell’Impero romano ha le sue radici nell’incapacità di gestire le ondate migratorie dei visigoti che cercavano di invadere massivamente i territori imperiali volendo diventare romani.

Allo stesso modo, la crisi economico-politica dell’Unione Europea è iniziata con il cambio di millennio che ha progressivamente indebolito la nostra identità comune culminata, nel 2008, con la crisi prettamente economica che ha ulteriormente allontanato le nazioni e i popoli tra loro, i quali hanno anche subito il fatto di non essere stati protagonisti di una politica fiscale ed economica condivisa e coordinata anche e soprattutto alla luce dei forti flussi migratori provenienti dai continenti confinanti.

Questo allontanamento ha determinato una successiva crisi di identità europea, facilmente identificabile  con l’emergere del populismo, dei partiti xenofobi, delle ostilità tra i vari paesi. A questi elementi bisogna necessariamente anche affiancare il fatto che in siffatta situazione  sono venute meno anche quelle competenze europee che creavano un valore aggiunto. All’indebolimento delle competenze, dell’identità socio-culturale, del sentirsi integrati in qualcosa di superiore -l’Essere Europa, appunto-, lo stato di crisi è avanzato a dismisura.

Ripercorrere la crisi, il declino e la decadenza che  l’Europa ha già conosciuto durante l’epoca romana,  ci aiuta a capire e chiarire il nostro presente, illuminando e  offrendo nuove strade da percorrere.

In questo contesto di analisi, un  primo passo importante è quello di capire cosa sono realmente la crisi, il declino e la decadenza e quali sono i loro parametri di riferimento.

La crisi è una fase di passaggio e di trasformazione, la perdita di ricchezza umana e sociale che immediatamente si identifica con quella economica, rappresentata dalla perdita di ricchezza e di opportunità ed è per questo motivo che il suo modello di riferimento diventa il capitale economico.

Il declino riguarda la perdita dei legami sociali, della conoscenza e delle relazioni che a loro volta determinano un venir meno della capacità di reagire e quando non si riesce a gestire una singola difficoltà, un problema diventa più invasivo e generale, in grado di aggredire tutto quanto è stato costruito fino ad un determinato momento. Per questa ricostruzione, il parametro di riferimento del declino  diventa quello sociale e culturale: sentendosi meno forti di prima, si perde fiducia, sicurezza e senso del futuro.

La decadenza, infine, è il sintomo del declino divenuto irreversibile e si ha quando diviene ormai difficile e molto complicato, se non impossibile, rideterminare la connessione tra reddito, capacità e conoscenza. Quando la convinzione di costruire il proprio futuro insieme agli altri si trasforma nell’idea opposta che per il proprio futuro si debba per forza di cose andare contro gli altri,  viene meno l’identità comune e di conseguenza ci si chiude e si diventa diffidenti, trasformando tutto ciò che è al di fuori di noi stessi un potenziale nemico. Alla decadenza consegue la disgregazione, come  un vero e proprio processo degenerativo.

In realtà i fattori della crisi, del declino e della decadenza di cui si parla Benini, non sono estrapolati dal solo confronto con la Roma e l’Europa di secoli fa, ma a ben vedere, emergono da un documento ufficiale della Commissione Europea che diventa la chiave di lettura di questo parallelismo storico. Il documento di cui riportiamo noi e di cui l’autore fa una ottima analisi, è il RCI (Regional Competitiveness Index), ovvero il rapporto ufficiale con cui viene misurata la capacità dei singoli paesi europei. Il quando che emerge dal RCI è disarmante. 

Tra i paesi della UE ci sono palesi ed enormi differenze che spesso travalicano i confini nazionali in senso opposto riguardando anche singole regioni degli stati stessi, evidenziando come la fragilità dell’identità economica sociale e culturale sia stata determinata dall’assenza di politiche economiche, culturali e sociali e dal contestuale fallimento delle misure introdotte dal 1999 al 2014 per favorire la coesione tra gli stati. Nonostante i risultati della nuova scommessa di integrazione che riguarda la fascia temporale 2014-2020 non siano ancora evincibili, è chiaro che la mancanza di regole e prospettive comuni sono un fattore costante e che le cose non andranno tanto meglio rispetto ad oggi se non verrà attutato un vero e proprio cambio di rotta. 

Ma l’autore non vuole disegnare solo un quadro a tinte fosche, anzi, nelle pagine di questo libro davvero interessante, ipotizza anche quale sia la via per superare la crisi socio-economico-culturare di cui siamo tutti testimoni.

Quale antidoto al “Destino e al Declino”?

Provate ad immaginare, cos’è che crea l’apertura mentale verso qualcosa di nuovo senza il bisogno di averne paura?

È la formazione che deve partire dal mondo della scuola, dal mondo dell’innovazione che, partendo dai livelli più semplici della società deve creare una nuova forma di relazione. La formazione è la via di fuga da questa crisi perdurante e radicata perché esclusivamente attraverso essa si può (ri)organizzare una Europa sociale per creare una educazione, una integrazione un senso comune e l’apertura verso gli altri, siano essi cittadini europei di nascita, di derivazione o per accoglienza.

Come i romani riuscirono a riemergere dalla crisi nello stesso modo riportando il proprio Impero ai fasti precedenti, così l’Europa di oggi deve ripartire dal basso per costruire nuovamente le identità perdute e questo lo si può fare solo in un modo.

Attraverso la Formazione.

Francesca Tesoro

“12 passi per entrare nel mondo digitale” a cura di Umberto Santucci

Dopo aver analizzato il libro “12 passi per ottenere ciò che vuoi”, continuiamo il nostro percorso di studio della collana 12 passi, a cura di Amicucci Formazione – Skilla, edita da Franco Angeli, occupandoci del volume “12 passi per entrare nel mondo digitale”, sempre a cura di Umberto Santucci.

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È possibile, oggi, vivere senza computer, senza tablet, senza smartphone e, soprattutto, senza una connessione a Internet?

È proprio con questa domanda che si apre questo viaggio nel mondo digitale, dimostrando immediatamente come la risposta più semplice sia sì, perché non sono beni necessari come aria, acqua e cibo. Tuttavia si potrebbe altrettanto ragionevolmente rispondere di no, perché si finirebbe per essere completamente tagliati fuori da molte attività e relazioni che caratterizzano il nostro tempo, sia sul piano personale, sia su quello lavorativo.

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Attraverso il collaudato metodo dei 12 capitoli da leggere uno a settimana per tre mesi, questo testo permette, sia ai principianti completamente a digiuno di tecnologia, sia a chi non si reputi un esperto, ma, allo stesso tempo, voglia tenersi al passo coi tempi, di conoscere il mondo digitale con facilità e sicurezza, avendone una panoramica completa, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti inerenti alcune specifiche tecniche di base, i risvolti nel mondo del lavoro, l’archiviazione di dati e, naturalmente, l’importanza della web reputation e della comunicazione e sicurezza informatica, oltre che della scelta delle apparecchiature migliori.

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In aggiunta a schemi, schede ed esercizi, alla fine di ogni capitolo ci sono letture e link consigliati e un riepilogo di quanto appena letto che, di settimana in settimana, permettono di fissare i passaggi fondamentali e le parole chiave.

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Per quanto possa sembrare difficile immaginare che qualcuno totalmente estraneo al mondo digitale possa approcciarsi alla lettura di questo testo, dato che perfino i lattanti, al giorno d’oggi, sembrano imparare a usare correttamente un touchscreen ancor prima di acquisire l’equilibrio sufficiente per compiere i primi passi, lo studio di questo libro è utile davvero a tutti, soprattutto ai professionisti, a prescindere dal settore in cui operano. Tutti noi, infatti, conosciamo e ci serviamo quotidianamente di molti strumenti digitali in modo intuitivo o “obbligato” perché i contesti in cui siamo inseriti ce lo impongono, finendo con l’innescare rapporti di assuefazione e di dipendenza dalla tecnologia, a discapito delle nostre innate capacità di comunicazione e adattamento. Conoscere la differenza tra hardware e software o tra i vari tipi di periferiche o di connessioni e, nello stesso tempo, saper scrivere efficacemente un testo per il Web o una presentazione per un meeting, servendoci di immagini, audio e video in modo funzionale, ci fa comprendere l’utilità profonda di questi mezzi, permettendoci di sfruttarli al massimo come “strumenti” e non come prolungamenti del nostro essere, senza danneggiare la nostra capacità di problem solving e di predisposizione ai cambiamenti che un futuro in cui tempi e distanze sono ormai prossime allo zero, di sicuro, ci riserverà.

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Umberto Santucci, grazie alla sua esperienza, rende interessanti, semplificandoli e arricchendoli di significato, anche gli aspetti più tecnici del mondo digitale, attraverso la lettura di paragrafi brevi e mirati e di un linguaggio immediato, accessibile proprio a tutti. Anche a chi, consapevole del valore umano di una stretta di mano, conosce l’importanza della tecnologia digitale per stringere e mantenere relazioni professionali e personali in tutto il mondo.

Alessandra Rinaldi

Sistema Scuola: Vacanze Studio 2018, quanti studenti vivranno questa esperienza

A luglio dell’anno scorso abbiamo pubblicato un articolo che parlava delle Vacanze Studio dei ragazzi italiani compresi tra gli otto e i diciotto anni. Abbiamo raccontato cosa significa  per i ragazzi vivere questa esperienza e cosa c’è dietro, parlando dell’approccio sistemico che le società devono attuare necessariamente per organizzarle.

 

Quest’anno, a distanza di dieci mesi torniamo a parlare di questo argomento, ma da un altro punto di vista, quello tecnico.

Cosa avviene, infatti, tecnicamente? Come funziona il bando? Quali sono le tempistiche? E i numeri?

Sono queste le domande a cui cercheremo di rispondere, dati alla mano, forniti direttamente dall’analisi dei bandi e delle graduatorie pubbliche e pubblicate sul sito dell’Inps.

Come si arriva alla vacanza studio

Il bando Estate INPSieme 2018, dedicato ai giovani studenti italiani figli di dipendenti e pensionati della pubblica amministrazione iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali,  della Gestione Dipendenti Pubblici o iscritti alla Gestione Fondo IPOST, anche quest’anno ha riguardato una nutrita fetta della popolazione iscritta alla scuola primaria e secondaria.

Il concorso, sia per il settore Italia che per quello Estero, è stato pubblicato il 18 gennaio, prevedendo nei due bandi le specifiche riguardanti la contribuzione e i requisiti per fare domanda. Dal mese successivo di febbraio fino al 2 marzo le famiglie hanno avuto il tempo di presentare tutta la documentazione necessaria per rientrare in graduatoria.

Sul finire del mese di marzo sono state pubblicate le graduatorie e le famiglie hanno così preso coscienza se i propri figli fossero o meno tra gli studenti che dovevano iniziare a fare le valigie.

Una volta rientrati in graduatoria, gli interessati hanno dovuto rispettare i tempi molto stretti per prendere accordi con le società organizzatrici dei viaggi e preoccuparsi di pagare i versamenti e i saldi per non perdere il beneficio. 

In attesa dei ripescaggi che inizieranno la settimana prossima, andiamo a vedere i numeri di questo concorsone per studenti.

INPSieme, quali numeri? 

Il settore Italia e il settore Estero sono stati interessati da due bandi differenti reperibili sul sito dell’Inps e, per la stagione 2018, sono stati previsti un totale di 36.250 posti suddivisi in 12.820 per l’Italia e 23.430 per l’Estero.

Grandi numeri di certo, ma i numeri di coloro i quali hanno presentato domanda sono ben superiori e per capire bene, converrà usare qualche schema e qualche tabella.

Iniziamo con lo specificare la differenza tra Italia e Estero.

I soggiorni in Italia riguarderanno gli studenti iscritti alla scuola primaria e alle medie che potranno avvalersi di vacanze da otto o quindici giorni.  Avranno lo scopo far acquisire competenze nei settori relativi allo sport, arte, lingua straniera, scienze e tecnologia o ambiente. Questi ambiti possono svolgersi in accoppiamento e devono prevedere almeno dieci ore settimanali di attività specifiche per ogni tema caratterizzante il soggiorno, dovendo includere attività di conoscenza del territorio ospitante. 

Invece, il bando per l’estero è stato previsto per gli studenti iscritti alle scuole superiori, facendo una divisione tra coloro i quali frequentano il primo anno o quelli successivi. In entrambe i casi sono previsti periodi di permanenza di quindici giorni che permettono di raggiungere mete europee o extraeuropee dove poter studiare la lingua ufficiale del paese di destinazione, alloggiando in college o presso famiglie straniere selezionate. A seconda della destinazione e della tipologia di corso di lingua che le famiglie hanno scelto in accordo con le società, si potranno frequentare corsi linguistici con insegnanti madrelingua più o meno intensivi. In casi determinati, oltre al semplice corso di lingua possono essere svolti corsi dedicati per le certificazioni di lingua internazionali o le famose ore dell’alternanza scuola lavoro. Anche in questa tipologia di soggiorni, particolare importanza e attenzione viene posta sulla conoscenza del paese ospitante attraverso attività di interazione ed escursioni e su profili di internazionalità e scambio culturale. 

Se poi, al di là di questi tecnicismi di cui abbiamo scritto fino ad ora,  la vostra curiosità è tutta per i numeri, vi accontentiamo subito e con due semplici schermi di facile lettura: troverete, da sinistra, indicati i posti in totale messi a concorso per ogni bando, la divisione per categoria con indicati i rispettivi posti disponibili ed infine quante persone  sono rientrate in graduatoria per ogni categoria.

Italia

Estero

 

Non c’è bisogno di ulteriore spiegazione sul valore sociale di questi bandi.

Sostanzialmente, uno studente ogni tre ha potuto fare domanda per accedere ai bandi INPSieme.

Statisticamente un terzo di coloro i quali sono in graduatoria, partiranno. 

Per coloro i quali mancavano i requisiti per partecipare al bando, le società hanno previsto la possibilità di partire come aggregati, cioè partire con l’amichetto, il parente o il conoscente che ha beneficiato del contributo Inps al costo dell’intero pacchetto.

Insomma, anche questa prossima estate gli studenti italiani potranno essere classificati come un popol(ett)o viaggiatore.

Francesca Tesoro

“12 passi per ottenere ciò che vuoi” a cura di Umberto Santucci

Lo ha detto anche il poeta greco Costantino Kavafis per bocca dal suo Ulisse: in un viaggio, fisico o metaforico che sia, ciò che conta davvero, oltre alla meta da raggiungere, è il percorso fatto per arrivarci e il cambiamento che ciò ha innescato dentro di noi.

passi

Questa verità, solo intuita dai poeti, è oggi dimostrata dalla ricerca anche in ambito professionale. È provato, infatti, che per metabolizzare con successo un cambiamento di abitudini, in qualsiasi settore, siano sufficienti dodici settimane, considerate un lasso di tempo ideale per acquisire nuove competenze e raggiungere gli obiettivi prefissati. Sulla base di questa teoria è nata la collana fondata sul metodo dei 12 passi, edita da Franco Angeli: una serie di volumi specifici, composti ciascuno da dodici capitoli da leggere uno alla settimana allo scopo di ottenere un cambiamento significativo nell’arco di tre mesi.

Lo slogan è proprio slow reading, fast learning perché, se tre mesi possono sembrare un periodo lungo, per alcuni, da dedicare allo studio di un testo, seguendo la disciplina di limitarsi a leggere un capitolo alla settimana, i risultati che si possono raggiungere, invece, dal punto di vista delle capacità acquisite, in così poche settimane sono, in realtà, stabili e duraturi.

Il volume su cui ci siamo soffermati è “12 passi per ottenere ciò che vuoi” a cura di Umberto Santucci, esperto di formazione e autoformazione, sia in aula, sia a distanza, che si avvale dei contenuti e dei metodi sviluppati da Amicucci formazione – Skilla, promotrice di questa innovativa collana.

passi

La prima cosa che ci ha colpito di questo testo è come il titolo di ciascuno dei dodici capitoli costituisca un’esortazione e un consiglio verso chi legge, tanto che i titoli stessi, messi uno accanto all’altro, compongono un vademecum utilissimo da tenere sempre a mente, soprattutto quando ci si approccia a nuovi progetti di lavoro in un contesto aziendale:

  1. Affronta la vita in modo proattivo
  2. Affronta i problemi con una visione sistemica
  3. Raggiungi i tuoi obiettivi con il pensiero strategico
  4. Vai oltre con il pensiero produttivo per generare nuova conoscenza
  5. Semplifica e risolvi le analogie
  6. Moltiplichiamo le intelligenze in rete
  7. Impara ad allenare il tuo pensiero
  8. Mira sempre al risultato
  9. Sii flessibile e mantieni la mente elastica
  10. Sii sempre ottimista
  11. Pensa con creatività
  12. Impara a gestire il cambiamento.

Ognuno dei passi verso la valorizzazione della nostra intelligenza a tutto tondo è corredato da grafici, schemi, tabelle e studio di esempi e casi pratici che mettono al centro del cammino per il raggiungimento dei nostri obiettivi il potere del pensiero come motore insostituibile della nostra vita.

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Visto il nostro interesse per l’approccio sistemico al cambiamento nelle aziende, il capitolo che ha suscitato maggiormente il nostro coinvolgimento è il secondo, dedicato alla risoluzione dei problemi attraverso una visione sistemica. L’analisi di questo approccio inizia con il confronto tra pensiero analitico di derivazione aristotelica, basato sulla logica lineare causa-effetto, e il pensiero sistemico, secondo cui questa logica lineare diventa circolare quando l’effetto influisce sulla causa ed è quindi necessario allargare il nostro orizzonte allo studio di tutto il contesto aziendale e del futuro, se si vuole mirare a ottenere cambiamenti stabili e duraturi, risolvendo le criticità in modo il più possibile definitivo.

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Come ci illustra Umberto Santucci:

“Il sistema azienda è una struttura complessa che interagisce con gli elementi che la compongono, a loro volta strutturati come sub-sistemi interni ed esterni all’azienda. La visione sistemica è la capacità di percepire il proprio ufficio come elemento del sub-sistema di cui fa parte, che a sua volta è strutturato dall’azienda, anch’essa strutturata dal distretto produttivo e così via. È come un uccello capace di scendere a cogliere un filo d’erba e di alzarsi a vedere tutto il campo, il fiume, le colline”.

passi

Dunque questa visione sistemica occorre ad affrontare più efficacemente i problemi complessi e di varia natura, inserendoli in una rete più ampia, permettendo a tutti i componenti di un gruppo di rendersi conto di cosa comporta il proprio contributo per la realizzazione di un obiettivo, a favore della condivisione e dell’interdisciplinarità, senza mai distogliere lo sguardo dall’armonia del clima globale tra un processo e l’altro.

Alessandra Rinaldi