Rapporto Censis sulla Comunicazione 2019: come è cambiata la vita dopo dieci anni di smartphone

A giudicare dal 53° Rapporto Censis sulla situazione sociale del nostro Paese relativo all’anno che volge al termine e uscito pochi giorni fa, lo smartphone è il vero protagonista della vita comunicativa degli italiani di tutte le età. Dal 2009, durante il quale solo un timido 15% della popolazione ha iniziato ad approcciarsi a questa nuova dirompente tecnologia del quotidiano, quest’anno quasi il 74% ne fa un utilizzo costante, tanto da essere considerato ormai un oggetto di culto, icona di stile e di moda, oltre che mezzo di comunicazione. Come spesso accade con le nuove tecnologie, i pionieri dell’utilizzo sono stati i giovani under 30, ma pian piano si è registrata un’impennata anche tra gli adulti sopra i 40 anni, tanto che oltre il 50% dei possessori ha dichiarato di controllare il proprio smartphone come primo gesto dopo la sveglia del mattino o come ultimo, prima di addormentarsi.

Se il 2018 verrà ricordato come l’anno in cui il numero di smartphone ha superato il numero di televisori nelle famiglie italiane, quest’anno, grazie alle cosiddette smart tv, il distacco si è accorciato nuovamente. Infatti, non solo nelle case in cui sono presenti giovani adulti o minori si trovano device che permettono ai televisori di collegarsi a internet: a quanto pare anche gli over 65 si stanno appassionando a queste tecnologie e le fruttano a pieno.

Inoltre, quest’anno il numero delle persone con diete mediatiche solo audiovisive è sensibilmente diminuito.  Il 73,5% della popolazione ha superato il digital divide e un terzo degli italiani ha una dieta mediatica ricca ed equilibrata, al cui interno trovano spazio tutti i principali media: audiovisivi, a stampa e digitali, nonostante il disinteresse dei giovanissimi verso la carta stampata resti costante.

Il rapporto Censis spiega anche come i media siano in grado di influenzare l’umore degli italiani. I più scontenti della società in cui viviamo sono coloro che si informano attraverso telegiornali, giornali radio e quotidiani, mentre i più avvezzi ai social network si dividono quasi equamente tra ottimisti (22% circa) e pessimisti (24% circa). Facebook (48,6%) raggiunge l’apice dell’attenzione tra gli utenti classificati come “esibizionisti”, i quali pubblicano spesso foto e video per esprimere le proprie opinioni e stati d’animo.

Anche in tema di connettività, l’Italia è risalita di sette posizioni rispetto al 2018, passando dalla ventiseiesima alla diciannovesima posizione, ma per sapere se prossimamente si riuscirà a entrare nella cosiddetta gigabit society, ipotizzata dalla Commissione Europea e ancora molto discussa, bisognerà attendere il prossimo futuro.

Alessandra Rinaldi

“Brittany Non si Ferma Più”: quando la perseveranza è la ‘chiave di svolta’

Nell’era della digitalizzazione di ogni cosa che ci circonda, può succedere che una famosissima piattaforma di e-commerce decida, ad un certo punto, di distribuire a livello mondiale film e serie tv, riscuotendo un ulteriore successo. Così, si può credere, sempre a livello personale, che su quella stessa piattaforma si possano trovare solo cose particolarmente sciocche o di livello medio basso e invece, può succedere, com’è successo, di trovare un film davvero interessante e, a dir poco, spettacolare, non certo per i suoi effetti speciali ma per il messaggio che riesce a trasmettere a chi, inconsapevole, lo sceglie tra i tanti.


“Brittany Non si Ferma Più” è il film di cui stiamo parlando, scritto e diretto da Paul Downs Colaizzo, uscito sulla piattaforma Amazon Prime Video il 15 novembre del 2019, che ha incassato nelle prime settimane di programmazione più di sette milioni di dollari vincendo il premio del pubblico al Sundance Film Festival 2019 come Miglior Film Drammatico Americano, anche se è stato presentato come una commedia.

Brittany è una ragazza irriverente e spensierata, ride e scherza con tutti al punto da farsi prendere molto poco sul serio da tutto ciò che la circonda, è abituata a passare le sue serate nei locali bevendo e incontrando gente, amica di tutti men che mai di sé stessa, incastrata in una vita davvero poco appagante. Fino a quando, avviene un incontro-scontro con un medico che, piuttosto che assecondare la sua richiesta di vedersi prescritto un farmaco per il deficit dell’attenzione da usare a scopo puramente ricreativo, la spinge a innescare un cambiamento profondo, anche se con un po’ di brutalità. Così Brittany, apre gli occhi su sé stessa e su quello che la circonda, decidendo di cambiare radicalmente. All’alba dei trent’anni si rende conto di essere molto lontana dalle sue aspettative, dall’amore della sua vita, dalla possibilità di sentirsi realmente felice e, quasi con un po’ di riluttanza – o forse più per il terrore di non farcela -, si pone il primo piccolo obiettivo di correre solo un isolato intorno casa. Partendo in modo un po’ goffo e maldestro, spaventandosi anche di incrociare gli sguardi della gente, arriverà a correre l’anello di Central Park, incontrando altri corridori che da nemici o sconosciuti diventeranno la sua più grande forza propulsiva e, alla fine, la sosterranno tifando per lei miglio dopo miglio quando si ritroverà a vivere il suo più grande obiettivo: correre la Maratona di New York.

Preparandosi per la maratona, tra alti e bassi, piccoli successi e fallimenti epocali, Brittany riesce letteralmente a rimettesi in piedi, riprogrammando interamente la sua vita.

Film nato sul divano di due amici e coinquilini, dove il primo –Paul Downs Colaizzo – vedeva la seconda – Brittany O’Neill– disperdersi in balia di una profonda crisi esistenziale, racconta la storia reale proprio di Brittany – anche se nella pellicola il congnome è cambiato in Folgler-, una donna che è passata da una vita sgangherata e senza soddisfazioni alla sua realizzazione massima, iniziando con un primo piccolo obiettivo: correre solo un isolato intorno casa.

Gli attori Jillian Bell, Utkarsh Ambudkar, Michaela Watkins, e Micah Stock, prestano le loro facce ai personaggi veri, incredibilimente veri, di questa storia reale rappresentando ognuno un aspetto differente della storia di Brittany.

Da quel primo passo, Brittany è cambiata letteralmente, ridisegnando la propria vita personale, lavorativa e professionale per raggiungere il suo grande obiettivo realmente appagata e felice, abbattendo tutti gli ostacoli e i pregiudizi che la riguardavano. E prima che con gli altri, l’ha fatto con sé stessa, diventando addirittura una personal trainer e nutrizionista che, ancora oggi, aiuta i propri clienti usando le proprie esperienze per motivare gli altri, oltre a svolgere il suo attuale lavoro focalizzato sull’organizzazione di aiuti umanitari.

Questo film, ma prima ancora l’intera storia di Brittany, rappresenta una parabola che parte da un’esistenza stagnante ed arriva ad uno straordinario successo personale.

Alla base di tutto però c’è la capacità della – vera – protagonista di mettersi in gioco: programmarsi un piccolo obiettivo e, con perseveranza, portarlo avanti facendolo aumentare smisuratamente.

Brittany, tanto quella reale che quella impersonata magnificamente da Jillian Bell, è la dimostrazione che si possono abbattere tutti i pregiudizi che incontriamo sulla nostra strada e le limitazioni e le difficoltà che ci troviamo a vivere, a volte anche per colpa nostra, quasi come se volessimo autosabotarci, impauriti dal mettere in pratica quel piccolo passo diverso dal solito che potrebbe cambiarci la vita in modo esistenziale oltre che essenziale.

La “vera” Brittany durante la Maratona Di New York

Il cambiamento è qualcosa che sicuramente può far paura e può spaventare, facendoci sentire inadeguati e non pronti.

Il sacrificio necessario per ogni cambiamento potrebbe bloccarci perchè significherebbe perdere troppo di sé.

La perseveranza e la forza di volontà diventano, paradossalmente, i nostri più grandi nemici quando siamo dietro la porta con la mano quasi sulla maniglia e non riusciamo ad uscire fuori per iniziare, trasformandosi poi nei nostri più grandi alleati, insieme al sacrificio e al cambiamento, per arrivare dove avevamo deciso.

Se poi, per nostra fortuna troviamo anche qualche compagno che ci segue in questo straordinario processo, allora oltre che essere realmente fortunati, avremo una marcia in più per arrivare al nostro più grande obiettivo. Qualsiasi esso sia.

La corsa non la fai per vincerla, ma per finirla” è l’assunto di estrema semplicità e profondità che spinge Brittany a iniziare a correre e non fermarsi più perchè, in fondo, non ha iniziato a correre contro qualcun altro, ma lo ha fatto per migliorare sé stessa e la sua vita. Riuscendoci.

Francesca Tesoro

¿Cómo evaluar el personal de las empresas de hoy?

Es una pregunta que muchos expertos se hacen hoy y no solo: ¿cómo se realiza la evaluación del personal en nuestras compañías 4.0? ¿Qué criterios y qué comportamientos aplicar? ¿Tenemos que inventar nuevos enfoques o incluso decidir que el proceso de evaluación ya no es adecuado para garantizar el desarrollo de los resultados comerciales y su consolidación a lo largo del tiempo? ¿Y cuánto puede contribuir realmente al desarrollo de la persona soltera?

En el caos que caracteriza nuestra prisa hacia un rendimiento cada vez más alto, ¿qué valor puede dar un proceso que defina una fotografía del pasado en el instante presente hacia un futuro cada vez más corto?



La evaluación del personal siempre ha sido un tema importante, ya que es difícil, no solo para el Departamento de Personal sino también para las personas involucradas.

El tema de la evaluación del personal puede tener diferentes objetivos que permitan optimizar los procedimientos y establecer las condiciones para el crecimiento de una empresa en términos de desempeño: solo la empresa que puede diagnosticar lo que determina un desempeño efectivo puede mejorar y desarrollarse constantemente El desempeño de su gente.

Los dos objetivos principales para evaluar al personal son:

– gestión de recursos humanos: para construir un sistema gratificante, necesito conocer el rendimiento más efectivo y garantizar su reconocimiento;

– desarrollar recursos humanos: si entiendo lo que determina un buen desempeño, puedo proteger su buen uso y al mismo tiempo invertir en capacitación para obtener mejores resultados de cada recurso comercial.

Entonces, definir un proceso de evaluación está dirigido a:

 1. mejorar el rendimiento orientándolos hacia una mejor participación de las personas en el logro de los objetivos corporativos;

 2. hacer que el proceso de evaluación informal presente en cada organización sea explícito, transparente y analítico, superando los defectos de los sistemas de evaluación informal genéricos y ambiguos;

 3. sacar el máximo provecho de los recursos humanos al poner de manifiesto las necesidades y condiciones para un mejor uso del personal y las necesidades y oportunidades de capacitación;

 4. orientar los comportamientos organizacionales hacia los objetivos predominantes o nuevas formas de trabajo;

 5. definir oportunidades formalizadas para el intercambio de información y evaluaciones sobre las condiciones de trabajo y sobre todos los aspectos de la microorganización.


Producir formularios de evaluación del personal, capacitar a los gerentes y colaboradores en este proceso, decidir qué evaluar y qué criterios de medición aplicar, implica construir un sistema cultural complejo y generalizado en todo el contexto de la empresa.

Por lo tanto, el sistema de evaluación debe:

– descender de una estrategia de gestión

– ser coherente con el estilo corporativo y la cultura

– ser articulado y correlacionado con cada iniciativa hacia las personas

– Estar generalizado, gestionado de manera coherente, gobernado en los procesos fundamentales de la empresa.

La evaluación de desempeño enfoca su atención en el desempeño del empleado, entendido como la contribución que brindó a la organización, lo que hizo, como titular del puesto, usando sus habilidades.

El servicio se puede evaluar de dos maneras diferentes:

los resultados obtenidos por el trabajador en relación con los objetivos asignados (“lo que se ha hecho”);los comportamientos organizacionales mantenidos y actuado por el colaborador (“cómo se hizo”) que pueden relacionarse con varios aspectos, como el liderazgo, la capacidad de trabajar en grupos, habilidades para resolver problemas, orientación al cliente, orientación a Calidad, capacidad innovadora.

Una evaluación del personal tiene una serie de pasos:

Defina qué evaluar, basándose en una descripción correcta de los roles y responsabilidades corporativas.

Haga un análisis de cultura contextual y corporativa para que el proceso no se desconecte del sistema de referencia de la empresa.

Capacitar a los “asesores” y a los “valorados” para que una cultura de evaluación del desempeño de la persona no sea mutua

Identifique los métodos de evaluación y capacite a las personas involucradas en el proceso para hacerlo.

Recopile datos sobre evaluaciones de desempeño y analice los datos agregándolos a la compañía para estudiar la relación con los resultados de la compañía

Compartir valores con la gerencia y luego con las personas para que se perciba el valor del proceso.

Tome decisiones sobre evaluaciones individuales vinculándolas con acciones de desarrollo profesional y / o económico.

La evaluación del personal responde a una pregunta clara.

¿Cuál es la contribución de una persona, en una posición específica y con habilidades específicas, para el resultado final?


Para poder responder, debemos considerar que en el proceso de evaluación del personal pueden coexistir diferentes evaluaciones:

Evaluación de desempeño, comparación entre los resultados obtenidos por la persona y los objetivos establecidos.

Evaluación del potencial, análisis de las características que posee una persona pero que aún no se expresa en un rol determinado. Mediante este método de evaluación queremos entender cuáles son las capacidades potenciales de la persona. Este tipo de análisis es muy útil para poder predecir cualquier cambio en el rol y la promoción, pero al mismo tiempo es muy complejo ya que apunta a pronosticar resultados futuros.

Evaluación de competencias, examen del patrimonio de conocimientos, habilidades y comportamientos expresados ​​y su consistencia con respecto a los objetivos analizados.

La armonización de estas tres dimensiones une y complementa la proyección de la Compañía en un solo eje de tiempo, comenzando desde la historia, continuando en su presente y construyendo la proyección hacia un futuro sólido y sostenible capaz de desarrollar oportunidades de crecimiento en cualquier situación, ya sea de éxito el de fragilidad que, más aún, de criticidad.

Evaluar para identificar nuevas capacidades de desarrollo en cada componente de la empresa y de esta manera hacer realidad la relación entre el individuo y la empresa, entre las personas y hacia sí mismo: un desafío que nos involucra a cada uno de nosotros, en cada edad y dimensión profesional, como condición de crecimiento y crecimiento trabajo y satisfacción con la vida

Maria Tringali

Traduzione di Sara Trincali