Obiettivo raggiunto nel riciclo della carta: Italia supera UE

Nel nostro Paese un importante obiettivo per la salvaguardia dell’ambiente è stato appena raggiunto, decisamente in anticipo rispetto agli impegni presi con l’Unione Europea. Stiamo parlando del riciclo della carta.

obiettivo raggiunto
Riciclo carta – Sistema Generale

Lo scorso anno, infatti, il tasso di riciclo degli imballaggi di carta e cartone in Italia ha superato, con ben quindici anni di anticipo, l’obiettivo europeo dell’85%, fissato per il 2035, arrivando all’87,3%.

Obiettivo raggiunto in anticipo per l’Italia nel riciclo della carta

L’Unione Nazionale delle Imprese di recupero e riciclo maceri (Unirima) ha reso pubblica questa notizia, presentando il Rapporto 2021, realizzato con Althesys.

Nonostante il contesto globale abbia risentito della crisi pandemica, ha spiegato Unirima, i seicento impianti di riciclo distribuiti in Italia hanno prodotto 6,8 milioni di tonnellate di carta da macero. Ciò ha permesso di  aumentare del 3,2% la produzione di materia prima rispetto all’anno precedente, rispondendo in modo più che soddisfacente al fabbisogno di mercato.

obiettivo raggiunto
Raccolta differenziata – Sistema Generale

Scendendo più nel dettaglio, la raccolta di carta e cartone in Italia ha interessato circa sette milioni di tonnellate di materiale. Di queste, 4,96 milioni di tonnellate sono state riutilizzate nel mercato interno, mentre le rimanenti 1,81 milioni di tonnellate sono state esportate all’estero.

Ciò, probabilmente, grazie anche alla serietà con cui i cittadini stanno svolgendo la raccolta differenziata domestica, oltre allo smaltimento di tipo industriale. Senza contare l’importanza attribuibile sul mercato del lavoro a questo settore in crescita, indotto incluso. E’ proprio grazie alla collaborazione di tutti che l’obiettivo stabilito dall’Unione Europea è stato raggiunto con grande anticipo nel nostro Paese.

I cambiamenti del PNRR

Insomma, a partire dal riciclo della carta, gli Italiani hanno sempre più a cuore le problematiche ambientali e di sostenibilità, attuando comportamenti concreti di vita quotidiana per migliorare la situazione.

Leggi anche -> Competenza digitale Vs Curriculum Vitae: il futuro dell’occupazione

In questo cambiamento di rotta avrà un ruolo anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Infatti, Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano, finanziato dall’Unione europea, prevede complessivamente 58,47 miliardi di euro per l’attuazione di iniziative nell’ambito della Rivoluzione verde e la transizione ecologica. Di questi, circa 1,5 miliardi saranno destinati alla realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e all’ammodernamento di quelli già esistenti. Un aiuto consistente per un progetto sempre più ambizioso.

Alessandra Rinaldi

Occupazione femminile, una donna su due non lavora: Italia agli ultimi posti

I dati sull’occupazione femminile in Italia sono allarmanti e non solo per la crisi dovuta alla Pandemia da Covid-19. Il nostro Paese, infatti, occupa il penultimo posto nella classifica Eurostat sull’occupazione femminile: in sostanza i dati evidenziano che una donna su due non lavora.

Le statistiche sono ancor più allarmanti per quanto riguarda le più giovani fasce di età. Peggio dell’Italia, solo la Grecia che, al momento, occupa l’ultimo posto della classifica europea. In Italia lavora il 49% delle donne, mettendo in evidenza un forte divario con la media del resto d’Europa.

Tra le ragazze con meno di trent’anni, il 25,4% non lavora, non studia e non è in cerca di un’occupazione: una tendenza davvero allarmante, visto che la media europea rilevata da Eurostat è del 67,7%, con la Germania capolista che “vola” con il 73,2%.

Emergenza occupazione femminile: in Italia una donna su due non lavora

Linda Laura Sabbadini, presidente del Women 20, gruppo del G20 che studia le politiche per le donne, ha analizzato nel dettaglio la situazione messa in evidenza dalla classifica stilata dall’UE.

«Nell’ultimo anno si è solamente aggravato un problema strutturale. C’è bisogno di pesanti investimenti e di sbloccarli in fretta, non è il momento della strategia dei piccoli passi. Bisogna muoversi su due fronti. Il primo è lo sviluppo di servizi educativi per l’infanzia come gli asili nido e di assistenza e cura per anziani e disabili: l’Italia non ha mai investito nel welfare di prossimità, siamo fermi a leggi vecchie decenni e mai applicate e, in generale, ad un sistema che si appoggia sul lavoro non retribuito delle donne. Il secondo fronte è un grande piano per l’imprenditoria femminile».

occupazione femminile
Emergenza occupazione femminile – Sistema Generale

In sostanza, la crisi economica conseguenza della Pandemia da Coronavirus ha solo aggravato una tendenza già drammatica nel nostro Paese, dove il sostegno e l’incentivo all’occupazione femminile sono molto ridotti.

«Al momento gli stanziamenti previsti nel piano italiano non sono adeguati, è tutto troppo spezzettato. Per i nidi mancano tre miliardi, altri sette per l’assistenza. E all’imprenditoria femminile viene riservato meno di un miliardo. È imprescindibile che la parte di fondi non vincolata dalle indicazioni dell’Ue vada all’occupazione femminile, perché i due settori spinti dalla Commissione, il green e il digitale, danno lavoro soprattutto agli uomini e dunque non aiuteranno a risolvere il problema in maniera adeguata. La forbice si allargherà, anche se il tema non è il gap uomini-donne, ma in generale aumentare il tasso di occupazione femminile». 

La classifica Eurostat: dopo l’Italia, solo la Grecia

Andrea Garnero, economista dell’Ocse, ha contribuito alla riflessione sul tema dell’occupazione femminile. «La recessione figlia della pandemia, rispetto alle altre grandi crisi del passato, ha la particolarità di aver colpito più i servizi della manifattura e per questo ha penalizzato maggiormente le donne».

«In altri Paesi questa differenza è stata meno marcata, perché in Italia è più spiccata la divisione per comparti, con settori a netta prevalenza maschile e altri, come i servizi alla persona, in cui lavorano soprattutto donne. Una svolta è necessaria, anche perché una bassa occupazione femminile è un pesantissimo freno alla crescita: famiglie con un solo reddito hanno meno entrate, quindi spendono meno, investono meno e chiedono meno servizi. L’economia fatta in casa non funziona».

Inoltre, è in crescita il numero degli “sfiduciati”, i quali, oltre a non avere un lavoro, hanno addirittura smesso di cercarlo. E, fra questi, il numero dello donne è sempre più alto.

Alessandra Rinaldi