“Messaggio per un’aquila che si crede un pollo” di Anthony De Mello

Anthony De Mello, indiano di nascita, ha girato il mondo unendosi alla congregazione dei Gesuiti a neanche sedici anni, insegnando e studiando in diversi paesi, riuscendo così a coniugare ed allargare smisuratamente i propri orizzonti. Diventato successivamente psicoterapeuta negli Stati Uniti, ha dedicato la sua vita ad aiutare gli altri nel ritrovare energia nel quotidiano, ottimismo per il futuro, coraggio e conferendo un giusto valore alle difficoltà quotidiane. Integrando la sua formazione profondamente cristiana con le discipline orientali e gli studi psicologici, è diventato un maestro del pensiero positivo, considerato e seguito anche a molti anni dalla sua scomparsa, grazie alle innumerevoli pubblicazioni divenute, in brevissimo tempo, best sellers.

Messaggio per un’aquila che si crede un pollo, edito dalla Pickwick, è uno dei suoi libri più famosi, scritto in modo immediato ed umoristico, scorrevole ma mai banale, alterna a contenuti intrisi di grandi valori, storielle rappresentative della realtà e di come reagiamo ad essa, pillole di fiducia e di saggezza per migliorare sé stessi, aforismi di illuminanti per dimostrarci che il cambiamento è davvero possibile.

Probabilmente la forma delle sue opere è il fattore vincente, avendo (quasi) sempre la forma di brevi storie che contengono elementi profondamente validi ed integrati con la sapienza orientale e che possono aiutare il lettore a raggiungere il dominio di sé, rompendo i legami che ci impediscono di essere (veramente) liberi, insegnadoci in un certo qual senso ad affrontare serenamente i diversi eventi favorevoli e, ancor più, quelli avversi della vita.

Strutturato in una sequela di brevi capitoli con la forma di racconti ognuno dei quali incentrato su una determinata riflessione, l’intero libro conduce chi legge in un percorso di consapevolezza, mirando alla comprensione di sé e di quello che ci circonda, senza avere mai la pretesa di dare per assoluto ciò che, giustamente, può essere corretto per alcuni e non per altri.


Se nelle prime pagine potrebbe succedere di non capire realmente a cosa Anthony De Mello si riferisca quando parla del fatto che la maggiorparte delle persone è come intrappolata in un sonno perenne che non permette di comprendere la bellezza e lo splendore dell’esistenza umana, lasciandosi trasportare dalla lettura nei meandri di questo “percorso” si arriva ad assaporare quel messaggio di consapevolezza professato dall’autore.

Ognuno di noi ha in sé una luce che ci rende migliori di quanto pensiamo e viviamo quotidianamente, una luce che va trovata in certi casi o (ri)scoperta in altri ma che, in entrambe le situazioni, va tenuta accesa e messa a frutto, perchè “Non siete voi a cambiarvi: non è il me che cambia il me. Il cambiamento avviene attraverso di voi, in voi. Penso che sia il modo più adeguato di esprimere quest’idea. Voi vedete il cambiamento avvenire dentro di voi, attraverso di voi: nella vostra consapevolezza, esso si verifica. Non siete voi a farlo. Se siete voi a cambiare, è un cattivo segno: non durerà”. […] Assaggiare e sentire la verità, non conoscerla, ma assaggiarla e sentirla, percepirla. Quando la si percepisce, si cambia. Quando la si conosce solo nella propria testa, non si cambia”.


Questo libro, del resto, non va considerato come un oracolo nel quale trovare tutte le soluzioni possibili ed immaginabili per la nostra vita ma, piuttosto, va interpretato come uno strumento di consapevolezza per sé stessi al solo fine di comprendere in maniera non definitiva ma, sicuramente, migliore il modo in cui pensiamo ed agiamo troppo spesso influenzati dal bisogno di vincere che ci toglie la nostra abilità, esattamente come l’arciere di cui parla De Mello.

Conoscete la storia dell’arciere? “Quando l’arciere tira senza ambire a un premio particolare, ha tutte le sue capacità; quando tira per vincere una fibbia d’ottone, è già nervoso; quando tira per un trofeo dorato, diventa cieco, vede due bersagli, e perde la testa. Le sue capacità non sono andate perdute, ma il premio lo turba. Per lui è importante! Pensa più a vincere che a tirare, e il bisogno di vincere gli toglie la sua abilità”.

E non sorprendetevi, ma se ci riflettete, è esattamente così.

Francesca Tesoro