Giovani e TV: cosa è cambiato durante la pandemia

A dicembre 2020 è stato pubblicato il 54esimo rapporto Censis sulla comunicazione di cui abbiamo parlato la settimana scorsa e, appena, il 10 gennaio, l’Agenzia Nazionale Stampa Associata (meglio conosciuta come ANSA), ha diramato un interessante articolo circa le caratteristiche del pubblico televisivo nel 2020, facendo espressamente riferimento a come la pandemia lo abbia modificato, analizzando in particolare le fasce degli spettatori più giovani.


Infatti, nell’arco dell’ultimo anno, il pubblico televisivo è diventanto “più numeroso, più giovane, più colto”, ha riscoperto una dinamica di “visione familiare”, facendo scelte televisive anche in antitesi rispetto le galoppanti tv via internet e a pagamento, merito anche di alcune scelte strategiche di programmazione delle singole reti.
Appare interessante come, dall’analisi dei dati auditel e di share dei programmi consegnati all’etere dalle diverse reti televisive, le percentuali siano decisamente tutte in aumento, tanto per le grandi emittenti nazionali che per quelle minori o, addirittura, locali.
Non solo per il “semplice” fatto di essere confinati nelle proprie case per via delle restrizioni imposte dalla emergenziale situazione sanitaria, gli spettatori hanno ricercato informazione, ma anche intrattenimento, cultura, programmi educativi o musicali e tutto quanto potesse diventare un vero e proprio portale sul resto del mondo nonché di avvicinamento ai propri conviventi.

Mai come prima, si è assistito ad un richiamo davanti agli schermi in modo trasversale della popolazione, anche di quella parte meno incline a seguire la tv rispetto il passato e, nello specifico, in grado di modificare ampiamente i dati percentuali degli ascolti.
Dai dati raccolti e pubblicati, si è notato come l’ascolto medio tra i 4 e i 14 anni è cresciuto del 34,5%, gli adolescenti compresi tra i 15 e i 19 anni hanno fatto registrare un incremento del 39% nell’arco dell’intera giornata e la presenza dei giovani tra i 20 e i 24 anni è schizzata al 49% con una crescita netta del 18,7% rispetto l’anno precedente.
Tralasciando la fascia dei più piccoli per la quale la scelta televisiva è fatta da altri e si attesta su programmi e canali tematicamente dedicati, in via generale, dai preadolescenti ai giovani, è stata ricercata una tv diversa dal solito, fatta di programmi di stampo culturale e di intrattenimento intuitivo ed educativo -tipo quiz e game show- piuttosto che la “solita” tv reputata spazzatura, crescendo in maniera quasi esponenziale per i giovani più adulti l’interesse verso i notiziari e i talk show di attualità diramati dalle reti per essere costantemente informati.

Eclatanti sono i dati di quei programmi considerati “speciali” come il discorso di fine anno del Presidente Mattarella che è stato il più seguito in assoluto da quando nel 1986 è stato istituito l’auditel, tenendo incollati davanti alla tv 15 milioni e 272 mila italiani con uno share del 60% o, addirittura, lo storico momento di preghiera di Papa Francesco del 27 marzo, celebrato sul sagrato della Basilica di San Pietro con la piazza vuota sotto una pioggia incessante e che ha richiamato in orario preserale 17 milioni e 400mila spettatori con uno share del 64,6%. Anche i rituali discorsi del Premier Conte relativi alle nuove misure di volta in volta comunicate alla nazione, vuoi per interesse o per curiosità, hanno sempre interessato larghissime fasce di popolazione non assestandosi mai sotto i 5 milioni di spettatori, nonostante le ore tarde di trasmissione, richiamando larghe fette di giovani adulti.

In tutti questi casi è stato stimato che i giovani in età compresa tra i 15 e i 25 anni erano ben oltre il 35% in più rispetto trasmissioni similari per grande impatto mediatico precedenti e, per assurdo, sono stati in almeno due casi specifici -il discorso di Mattarella e la preghiera del Papa- più che doppiati i dati di audience di programmi televisivi iconici e storici del nostro paese o di quelli storicamente più eclatanti degli ultimi due decenni – si pensi all’attentato delle Torri Gemelle di New york del 2001 che non scavallò il 13,7% di share e i due milioni di spettatori -.
Insomma, per quanto la pandemia abbia modificato molti aspetti delle nostre vite non necessariamente in positivo, almeno, i giovani si sono interessati maggiormente e in modo più critico a ciò che volevano vedere e non è un dato di poco conto.

Francesca Tesoro