La Nuvola di Fuksas, un anno dopo: un futuro ancora in attesa

È trascorso più di un anno dall’inaugurazione ufficiale del Roma Convention Center, meglio conosciuto come la Nuvola di Fuksas.

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L’apertura al pubblico era stata infatti ufficializzata il 29 ottobre 2016, in presenza dell’allora presidente del consiglio Matteo Renzi, del sindaco di Roma Virginia Raggi e dell’architetto, autore del progetto, Massimiliano Fuksas. Il colossale Nuovo Centro Congressi è stato presentato come una grande nuova opportunità per la città di Roma, un’opera di livello internazionale di una grande firma dell’architettura che, assieme ad altri grandi protagonisti del panorama architettonico contemporaneo come Zaha Hadid, Renzo Piano e Odile Decq, ha lasciato un segno nella capitale italiana.

Il complesso si presenta ora alla città nella sua maestosità e grandezza: “shock estetico”, come era stato definito nel 2011 dal critico d’arte Achille Bonito Oliva, inserito in un contesto dominato dal linguaggio espressivo del il razionalismo architettonico degli anni Trenta e Quaranta. È sicuramente interessante riportare le parole di Bonito Oliva durante una lectio magistralis tenuta all’Università Sapienza di Roma:

Quando ho visto il progetto della Nuvola ho capito benissimo perché era importante quella Nuvola all’Eur, un quartiere di archeologia architettonica legato a un’ideologia, ma dove prevaleva la geometria della linea retta. Con una nuvola lui ha introdotto il perturbante, ha concretizzato il concetto di tempo. Goethe aveva detto che la forma dell’arte è la forma della nuvola, intesa come sospetto di una forma in trasformazione che si vaporizza nello spazio e nel tempo e accudisce un’architettura circondata dall’ottimismo granitico del Ventennio.”

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Secondo l’opinione del critico dunque, il progetto si inserisce concettualmente nel territorio senza assorbirlo, quale ossimoro architettonico con una propria identità e linguaggio geometrico, in armonia con il contesto urbano.

Nella traduzione dalle geometrie alle strutture il progetto rivela tutta la sua complessità, ma non manca di allinearsi con le esigenze odierne in termini di consumo energetico: questo infatti si contraddistingue per un approccio eco-compatibile, grazie ad un sistema di climatizzazione a portata variabile dell’aria condizionata che consente un consumo ottimale di energia in funzione dell’effettivo affollamento dei locali; sulla copertura della Teca, contenente la Nuvola, è presente la sistemazione di elementi fotovoltaici che consentono una produzione naturale di energia elettrica e la protezione dell’edificio dal surriscaldamento attraverso la mitigazione della radiazione solare.

In contrapposizione con le disquisizioni estetiche che denotano come il progetto della Nuvola rappresenti un passaggio importante dell’architettura contemporanea, non è possibile sottacere le problematiche legate alle fasi di realizzazione, di carattere prettamente logistico ed economico: dalla “posa della prima pietra”, avvenuta l’11 dicembre 2007 all’inaugurazione, la costruzione dell’edificato è stata spesso al centro di polemiche in merito ai ritardi dovuti alle ristrettezze di bilancio del Comune di Roma, nonché ai costi aggiuntivi, lievitati dai 275 milioni di euro previsti fino a 238,9 milioni.

Nonostante la speranza che la fine dei lavori significasse anche la fine delle difficoltà e la consegna ufficiale di un nuovo punto nevralgico al quartiere dell’Eur ed alla città, dal carattere internazionale e strategico, un ulteriore ostacolo si è presentato a pochi mesi dall’inaugurazione: una evidente non conformità fra il progetto approvato e la effettiva occupazione del suolo.

L’evidenza, rappresentata dalla sporgenza dell’edificato di due metri su Corso Europa, una delle quattro vie confinanti, comporta un disallineamento del lotto rispetto agli altri edifici, invadendo la sede stradale ed interrompendo la visuale prospettica dall’Archivio Centrale di Stato alla basilica dei Santi Pietro e Paolo, tutelato a livello architettonico e urbanistico, così come tutto il quartiere Eur, dalla Sovrintendenza di Stato.

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Trovare soluzione a questo ulteriore problema non deve essere certo semplice, dopo le spese già sostenute in questi anni. Nonostante tutto è fondamentale agire al più presto in modo da attivare finalmente la fruizione del Centro Congressi, evitando che il tempo la trasformi in un grande vuoto urbano e la coscienza collettiva ne dimentichi l’identità e l’utilità.

Al destino della Nuvola è legato anche il futuro dell’Hotel “la Lama”, facente parte dello stesso complesso: l’albergo, costruito assieme al centro congressi, aperto da novembre del 2016 dopo una spesa di 353 milioni di euro, era stata messa in vendita con bando pubblico da Eur Spa, proprietario dell’intero Centro Congressi, che dopo numerose posticipazioni ha comunicato un ulteriore slittamento del bando al 15 dicembre 2017, motivando così: “in attesa che si concludano le attività presso l’amministrazione comunale, presupponenti la verifica complessiva di conformità urbanistico-edilizia dell’immobile oggetto di vendita, necessarie alla conclusione dell’iter autorizzativo”.

Il futuro della Nuvola è dunque ancora in attesa.

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Giorgia Less